(di Gioia Giudici)
Chi non troverebbe delle contraddizioni tra ciò che diceva 40 anni fa e ciò che pensa oggi? Giorgio Armani no: lo stilista è un capolavoro di coerenza, come emerge dalla lettura di 'I cretini non sono mai eleganti', il libro curato dalla penna della moda del Corriere della sera Paola Pollo, che per un anno si è tuffata negli archivi della maison tra interviste, discorsi pubblici, lezioni e interventi, alla ricerca di citazioni e aneddoti pregnanti per raccontare 'Giorgio Armani in parole sue', come recita il sottotitolo del volume edito da Rizzoli.
Alla fine del lungo lavoro d'archivio, suggellato dal beneplacito dello stilista, che molto si è ritrovato nel titolo, così armaniano, del volume a lui dedicato nella ricorrenza dei suoi 80 anni, Pollo si è stupita che "l'Armani che vediamo oggi dopo le sue sfilate e che bacchetta ciò che non gli piace è lo stesso di 40 anni fa, quando parlava della sua moda e di ciò che non lo convinceva". "Pensavo che le sue esternazioni fossero conseguenza del successo, che ti dà il diritto di dire ciò che pensi, invece lui - racconta la giornalista - è sempre stato così, è così focalizzato sul suo lavoro che gli dà fastidio chi non lo fa bene. Non a caso, già nel 1977 diceva "Odio chi vende fumo imbrogliando il prossimo, chi non ha niente di vero dentro di sé e fa credere di essere pieno d'invenzione". In questo settore "non ho mai trovato - riprende Pollo - una persona così coerente, solo negli anni '90 diceva che si sarebbe quotato in Borsa e poi ha cambiato idea, ma è l'unico cambiamento di rotta in 40 anni di coerenza assoluta".
Pollo, che ben conosce per lavoro Armani, di cui ha visto non ricorda più quante sfilate, ha fatto comunque delle scoperte interessanti nel suo lavoro di ricerca: "E' incredibile il fatto che sappia fare tutto da solo, non viene da una famiglia di sarti, il padre era impiegato, è cresciuto in tutt'altra cultura, eppure da quando ha iniziato a piacergli la moda, era l'epoca dei primi lavori alla Rinascente, ha imparato da sé".
Nel volume non c'è solo lo stilista finito sulla copertina di Time, quello il cui nome è diventato un brand tra i più noti al mondo, ma anche l'uomo, quello segnato dalla morte di Sergio Galeotti prima e dalla solitudine poi: "Fino all'89 Armani parlava di stile in modo leggero, quando muore Galeotti - ricostruisce Pollo - si percepisce una grande sofferenza, poi riappare determinato anche sulla parte economica, argomenti che non aveva mai toccato prima, sapendo che se ne sarebbe occupato Galeotti". "La battaglia più difficile? - ha ammesso lui stesso nel 2010 - La perdita di Sergio Galeotti". "Prima della morte di Galeotti - racconta l'esperta di moda - Armani era leggero e spensierato, poi si è molto chiuso in se stesso, la parola solitudine ricorre spesso nelle sue interviste, ma senza nostalgia e malinconia, perché per lui è normale essere il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene. Non tutti danno per scontato che Armani la sera se ne vada a casa con i suoi gatti: certo, ha diverse case e una vita brillante, ma si sente più a suo agio - rivela - nei suoi mondi privati che ai party, tanto che, agli inizi della carriera, quando aveva qualche occasione mondana, si faceva prestare la giacca dai suoi collaboratori". "Vivendo in mezzo ai vestiti - raccontava lui stesso nel 1980 - non li sopporto più". Anche in questo straordinariamente coerente, tanto che la sua divisa è la stessa da sempre: un pantalone e una T-shirt blu.
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