(di Roberta Filippini) Segni dello stile di Giorgio Armani sono sparsi dappertutto nella moda che da 40 anni egli frequenta con enorme successo. Lo sa ovviamente anche lui. Anzi, un po' si arrabbia quando vede spacciare per nuovissime certe cose che lui aveva già fatto molto tempo prima. Ma stavolta ha voluto cogliere l'aspetto migliore di questo fenomeno: si è accorto che, di altri stilisti, la gente dice spesso "bella collezione, un po' Armani" ed è partito proprio da lì, dalle sue tracce indelebili, per creare la nuova moda maschile, andata in scena oggi, ultima giornata della kermesse milanese.
Ha anche trovato lui stesso il nome per presentare la collezione: Echi di Armani. E noi questo titolo useremo per descriverla: è una collezione nuova che ha tutti gli echi dello stile Armani e anche qualche vera e propria invenzione. C'è la giacca che ricorda Richard Gere in American Gigolo e il blazer di jersey preferito da David Beckham, ma sono rivisti nelle proporzioni e nei colori. Non c'è il greige inventato da Armani, ma ci sono i grigi azzurrati e i blu polverosi.
Tornano i pantaloni morbidi con le pinces, ma sono più stretti sul fondo e molto meno lunghi. Le giacche, che agli inizi del successo di Armani scendevano lunghe sui fianchi, ora sono corte, più maliziose, portate a pelle. I mix di tessuti sono sempre una sorpresa. Fu lui il primo a usare certi crepes femminili per dare scioltezza ai capi spalla maschili: ormai le possibilità tecniche del tessile sono tante e ciò che è smilzo non è più costrittivo. Freschi di lana e pied-de-poule, stoffe leggere a riquadri e tinte unite, perfino quadretti e pois accostati ad arte. Dicevamo delle invenzioni, ne abbiamo trovate almeno quattro tra le camicie: quella con il colletto a pigiama profilato di scuro e tirato su, un'altra che sembra un blouson, poi la maglia camicia in jersey con le maniche in cotone Vichy e, infine, quella che siamo sicuri diventerà un must, la camicia cardigan in tessuto profilato di maglia.
La passerella di oggi non è dunque una retrospettiva, non è una rassegna dei migliori pezzi delle varie annate: "se avessi voluto fare questo mi sarebbe bastato prendere video e foto. No, io non posso chiudermi in via Borgonuovo, nella mia comoda casa, tra i miei cimeli cinesi e con i miei due gatti, se lo volessi avrei già chiuso con la moda. E non posso fare il poeta, ho un'industria con filiali nel mondo e ho una concorrenza, devo lavorare". C'è tutto Giorgio Armani in questa spiegazione, tutta la sua concezione del lavoro, della passione e della responsabilità. Lui è del 1934, tra meno di un mese farà 80 anni, non è un mistero, e se li porta benissimo. Oggi ha messo in passerella una sfilata che ha l'età della moda di oggi e lo stile di sempre perché "nessuna donna vorrebbe accompagnarsi con un maschio ridicolo, vestito in calzamaglia come fosse sul palco di un Romeo e Giulietta. La moda si è molto avvicinata a questi eccessi, per fortuna ora c'è stato un colpo di spugna". Ma il timore del ridicolo non può essere la scusa per fare semplicemente il classico, magari anche il proprio classico. No, queste è una collezione nuova ma molto armaniana, diciamo che ha imitato se stesso con grande libertà: lo scopo è creare una moda che duri negli anni ma anche che "vinca la ritrosia dell'uomo, restio a cambiare, ad accettare il proprio corpo con i suoi difetti, le irregolarità e la sua personalità.
Ecco, dovremmo riuscire a mettere addosso a uomini come Tronchetti Provera gli abiti in jersey che cadono morbidi".
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