Un omicidio risalente a 29 anni fa
e un tentato omicidio: con queste accuse si trova ora in carcere
a Brescia il collaboratore di giustizia Vincenzo Sarno, fermato
in provincia di Massa Carrara.
All'uomo la Squadra Mobile di Napoli, con l'ausilio del
Servizio Centrale di Protezione, ha notificato un fermo emesso
dalla Dda partenopea, per omicidio aggravato dal metodo mafioso.
Sarno, ex vertice - insieme ai fratelli - del clan omonimo,
sarebbe stato mandante ed esecutore materiale dell'omicidio di
Gerardo Tubelli, avvenuto a Cercola (Napoli) il 5 gennaio 1996.
Le indagini hanno ricostruito la dinamica e le responsabilità,
fornendo riscontri alle dichiarazioni rese da numerosi
collaboratori di giustizia, tra le quali anche quelle
autoaccusatorie rese dallo stesso Sarno.
La vittima dell'omicidio, all'epoca dei fatti esponente del
gruppo criminale attivo nel territorio del comune di Cercola, fu
sorpreso nei pressi della sua abitazione da un commando di
fuoco, a capo del quale vi sarebbe stato proprio Sarno, e ucciso
con numerosi colpi d'arma da fuoco. Un omicidio da inquadrare
nella contrapposizione che, a metà degli anni '90, venne a
crearsi tra il clan egemone nel territorio di Ponticelli e il
gruppo Maione/Tubelli - emanazione dell'Alleanza di
Secondigliano nella gestione delle attività illecite a Cercola -
proprio per il predominio criminale nel in questo comune
vesuviano. La faida fece registrare, tra il 1994 e il 1997,
numerosissimi fatti di sangue tra i quali, appunto, l'omicidio
Tubelli.
Allo stesso Sarno, poi, è stato notificato sempre oggi dalla
Dia un secondo fermo della Dda di Brescia per tentato omicidio,
detenzione e porto di armi alterate, reati contestati anche ad
altri due indagati, destinatari dello stesso provvedimento.
L'indagine che ha condotto all'adozione delle misure restrittive
trae origine dall'incendio, a Brescia nel gennaio 2022, di
un'auto utilizzata da un ex collaboratore di giustizia di
origini campane. Quello che inizialmente era parso agli
investigatori come un atto intimidatorio era in realtà un vero e
proprio tentativo di eliminare l'ex collaboratore di giustizia
da parte del gruppo criminale capeggiato dal pentito del clan di
Sarno.
Nella stessa operazione, la Dia di Brescia ha anche eseguito
sei decreti di perquisizione, nei confronti di altrettanti
indagati, per la ricerca di armi e stupefacenti.
Nel corso delle indagini erano già stati effettuati altri tre
arresti, tra i quali quello di un terzo (ex) collaboratore di
giustizia colto negli attimi immediatamente successivi
all'acquisto, sul mercato delle armi provento di furti in
abitazione, di un fucile di precisione completo di ottica e
munizioni, con l'intento di utilizzarlo per commettere un
omicidio, che, se non sventato, avrebbe potuto innescare una
faida. Le indagini hanno evidenziato contatti del clan Sarno con
alcuni esponenti ritenuti vicino alla cosca 'ndranghetista Arena
di Isola Capo Rizzuto.
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