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Kamikaze artificiere lavorò a Zaventem, Bruxelles trema

Kamikaze artificiere lavorò a Zaventem, Bruxelles trema

A un mese da attacchi, città in ginocchio, rischio infiltrazioni

BRUXELLES, 22 aprile 2016, 11:11

Redazione ANSA

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(di Marco Galdi) Ad un mese esatto dagli attacchi che il 22 marzo hanno insanguinato Bruxelles, l' economia di quella che resta la capitale d'Europa è in ginocchio. L' aeroporto funziona al 20% della capacità con controlli stile Tel Aviv che rassicurano poco ma creano file da due-tre ore per l'accesso. Le presenze alberghiere sono crollate. Decine di migliaia di posti di lavoro sono a rischio. Il governo federale traballa. E continuano ad emergere dettagli che mettono a nudo fragilità e contraddizioni di Bruxelles e del Belgio, dove la convivenza multietnica ha lasciato crescere le cellule jihadiste. L'ultimo della serie è stato scoperto dalla tv fiamminga Vtm: Najim Laachraoui, l'artificiere-kamikaze dell' aeroporto di Zaventem, lo stesso che da studente aveva fatto le pulizie al Parlamento europeo, per cinque anni fino alla fine del 2012 ha lavorato come interinale proprio allo scalo internazionale. Due mesi dopo partì per la Siria. Cambia poco ai fini dell'inchiesta sulla "megacellula" che un mese fa ha colpito Bruxelles solo perché l'arresto di Salah Abdeslam dopo quattro mesi di fuga, ha costretto i superstiti ad accelerare i tempi e a rinunciare al piano originario di tornare ad attaccare Parigi alla vigilia degli Europei di calcio.
    Arrestati "l'uomo col cappello" Mohamed Abrini, che con Salah era stato a Parigi per l'attacco del 13 novembre, e Omar Krayem lo svedese di origine siriana che ha confessato di essere il 'secondo uomo' dell'attacco alla metropolitana, per ora restano in carcere anche i fiancheggiatori: il ruandese Hervé B.M., il bruxellese Bilal El Makhoukhi già condannato nel processo contro i fondamentalisti reclutatori di 'Sharia4Belgium' ma tuttora inspiegabilmente a piede libero, ed i fratelli Smail e Ibrahim Farisi, 'beccati' ad aver ripulito il secondo covo, quello scoperto il 2 aprile a Etterbeek ed usato come base per l'attacco a Maalbeek.
    Proprio davanti alla stazione della metropolitana continuano ad accumularsi fiori e candele. Gli anonimi ingressi della stazione sono diventati il simbolo della paura che ha cambiato il volto della città più cosmopolita d'Europa. "Io provo a non cambiare abitudini, anche perché non posso evitare di usare la Metro, ma ogni volta che il treno passa in quella stazione chiusa il pensiero torna a quelle vite spezzate brutalmente" dice Jeanine P., impiegata della Commissione Ue che fa la pendolare dal sobborgo di Woluwe St.Pierre.
    Gli attacchi hanno messo in ginocchio anche l'economia della città. Il solo attacco a Maelbeek costerà agli assicuratori 160 milioni di euro. Ma il più colpito in assoluto è il settore alberghiero e turistico. Rodolphe Van Veyenbergh, segretario generale dell'associazione di categoria (Bha), parla di "situazione tragica, insostenibile" con "una perdita di giro d'affari del 40% in un mese". Spiega che "la crisi riguarda tutti, grandi catene e piccoli esercizi" e annuncia che "chiederemo al governo misure di sostegno" perché la prospettiva per i mesi prossimi è anche peggiore. Frederic Algan, direttore del 'Barsey by Warwick', hotel a 4 stelle nella ricca Avenue Louise, tabulati alla mano mostra che "subito dopo l'attentato abbiamo avuto la cancellazione di 300 camere" ma l'incubo era appena cominciato. "Ad aprile abbiamo avuto un tasso di occupazione del 36%, mentre negli anni normali era del 75-77%.
    Per maggio, che era uno dei mesi migliori, siamo al 13%. Per giugno, sul 16%. Il peggio le promozioni non danno risultati.
    Continua a venire a Bruxelles solo chi deve concludere affari. I turisti individuali, spariti. I gruppi, pure. Alcune compagnie aeree giapponesi hanno sospeso tout court i collegamenti, mentre gli americani sono stati sconsigliati dal venire in Europa".
    Al di là della paura, il nodo resta Zaventem. "Evidentemente - osserva Van Veyenbergh - Bruxelles mantiene il suo status di capitale della Ue, ma la chiusura dell'aeroporto la rende inaccessibile". La coda di oggi è lunga oltre 200 metri. Tra chi arriva, l'italo-belga Laura, che vive nel Limburgo e rientra dagli Usa. "Lì la paura è entrata nelle teste dopo l'11 settembre e non se n'è più andata. Anche qui resterà sempre dentro di noi. Nulla tornerà come prima".
   

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