La 'madre terra' per ricominciare, dopo lo schiaffo della crisi.
E' la strada che affronta, tra contrasti, tenerezza e coraggio, la famiglia al femminile di In grazia di Dio diretto da Edoardo Winspeare, che dopo il debutto nella sezione Panorama alla Berlinale, con un'ottima accoglienza (e' stato già venduto, fra gli altri in Olanda, Belgio Lussemburgo, Australia e stanno chiudendo per la Germania), esce il 27 marzo distribuito in 30 copie da Good Films.
Il regista torna agli scenari che ama e in cui vive, il Salento e a un cast straordinario di non professionisti, molti dei quali hanno già lavorato con lui in passato. A guidare i 'non attori' c'è Celeste Casciaro, moglie di Winspeare nella vita, che regala un'intensa performance nei panni di Adele, proprietaria con il fratello di una piccola azienda tessile, costretta a chiudere quando i committenti, per la crisi, si affidano ai cinesi. Per ripagare i debiti, Adele deve svendere la casa di famiglia, e mentre il fratello va in Svizzera a lavorare, lei con la madre Salvatrice (Anna Boccadamo, nella vita cuoca in una mensa), la sorella Maria Concetta (Barbara de Matteis, nella vita lavora in un bar di famiglia) che sogna di fare l'attrice, e l'inquieta figlia Ina (interpretata dalla vera figlia della Casciaro, Laura Licchetta) va a vivere in una piccola e malmessa masseria di famiglia, con intorno un po' di terra. Il lavoro, tutte insieme, volenti o nolenti, è un nuovo inizio, ma non mancano gli scontri soprattutto per Adele, che fatica a mostrare i suoi sentimenti alla figlia e a Stefano, ex compagno di scuola (Gustavo Caputo, nella vita avvocato e socio della Saietta Film di Winspeare) pronto ad aiutarla.
'' Volevo raccontare un mondo femminile nel quale gli uomini fossero satelliti - spiega Winspeare -. Penso che le donne siano le colonne centrali della società e ho visto come di fronte alla crisi si dimostrino più forti e reattive rispetto agli uomini. Poi mi piace molto la figura della donna meridionale''. Il film, comunque ''non è passatista e non penso si debba essere salentini per capirlo (i personaggi parlano soprattutto in dialetto, sottotitolato in italiano, ma la narrazione si segue facilmente, ndr). Avrei potuto ambientarlo anche in Mississippi o alle Ebridi. E' una storia, spero, universale in cui la dolcezza si accompagna alla durezza e alla tenerezza, che arriva inaspettata''. Winspeare scherza su come le scene più complesse per lui siano state quelle fra la moglie e l'amico Gustavo Caputo (''Gliel'ho fatta baciare solo sulla guancia'). E sottolinea: ''Celeste mi ha ispirato con la sua forza e la sua vita, per me è l'archetipo mediterraneo. Prima che ci incontrassimo (ha avuto con lei un figlio) aveva cresciuto i suoi primi due figli, tra molte difficoltà, da sola''. La Casciaro, già attrice per il marito in Il miracolo, spiega che ''nel film le dinamiche anche se con spunti di realtà, sono esasperate. Abbiamo costruito via via il personaggio''. E si commuove Laura Licchetta, al suo esordio sul grande schermo, parlando di quelle litigate 'cinematografiche' con la mamma: ''Non erano scene facili, perché alcune di quelle cose le abbiamo vissute''. Per finanziare il film, coprodotto da Rai Cinema e con il sostegno, fra gli altri, dell'Apulia Film Commission, Winspeare e il produttore Alessandro Contessa, hanno raccolto fondi anche con i pacchi 'baratto' pieni di prodotti locali e servizi, raccolti da sponsor privati, e venduti a 100 euro ognuno.
Inoltre il film è definito a impatto zero: ''Abbiamo girato quasi tutto nel raggio di due km, vivevamo nei paesi delle riprese (come Giuliano di Lecce, Corsano, Tricase) e Alessandro ci ricordava sempre di non usare la plastica''.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA