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'Assolta' la Romagna delle cinque marce su Roma

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'Assolta' la Romagna delle cinque marce su Roma

Verdetto pubblico a larghissima maggioranza, 414 voti contro 188

SAN MAURO PASCOLI (FORLI', 11 agosto 2018, 20:37

Redazione ANSA

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La giuria popolare vota nel processo alla Romagna per le cinque marce su Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA

La giuria popolare vota nel processo alla Romagna per le cinque marce su Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA
La giuria popolare vota nel processo alla Romagna per le cinque marce su Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA

SAN MAURO PASCOLI (FORLI'-CESENA) - 'Assolta' a larghissima maggioranza la Romagna che per cinque volte ha marciato su Roma per la conquista del potere: nel tradizionale processo storico organizzato da Sammauroindustria, il tribunale popolare di San Mauro Pascoli si è espresso con 414 voti per la difesa (guidata dal giornalista Stefano Folli) e 188 per l'accusa (sostenuta dallo storico Roberto Balzani).

Serrato dibattimento davanti a oltre 700 persone alla Torre pascoliana, nuova formula della serata aperta da due testimoni, gli storici Giovanni Brizzi e Fulvio Cammarano, che hanno inquadrato il periodo storico dei 'marciatori': due nell'antichità, Brenno e Cesare, tre nell'età contemporanea, il generale Sercognani con la marcia antipapalina del 1831, Garibaldi e Mussolini. Brizzi ha tratteggiato le marce dell'antichità: "La marcia di Brenno verso la fine del 300 a.C. ha contorni leggendari, ammantata di un'aura di sogno e magia che la rende suggestiva. L'altra marcia, di Cesare su Roma, è più definita e ha risvolti più ampi, coinvolgendo un entroterra che tocca non solo l'intera Cisalpina, ma la Gallia Comata, che ospita le legioni di Cesare. E soprattutto è un evento di portata mondiale per gli echi che ancora oggi persistono".

Per Cammarano, "le marce su Roma in età contemporanea - quella di Sercognani, il convergere dei garibaldini alle porte della città nel 1867 e la marcia su Roma dei fascisti nel 1922 - rappresentano un simbolo significativo di alcune permanenze della storia dell'Italia tra XIX e XX secolo. La diversità delle fasi, degli obiettivi e dei protagonisti nulla toglie alla forza dell'immaginario che vede nella città eterna il perno di un sistema di potere da smantellare e rifondare". A lanciare bordate accusatorie contro la sete di potere della Romagna è stato lo storico Roberto Balzani.

"La Romagna ha avuto un rapporto di amore-odio permanente con Roma: oggetto del desiderio di conquista, luogo da purificare dai mali corrotti. Cinque marce in oltre duemila anni sono un record assoluto nella storia". E sull'ultima marcia mussoliniana: "Il precursore delle marce è stato D'Annunzio a Fiume. Mussolini ben si guarda dal citarlo e rifarsi alla sua esperienza. Tant'è che collegherà la sua marcia a quella di Garibaldi e Cesare, in particolare di quest'ultimo". Infine l'atto d'accusa: "Romagna colpevole di immaginare un'Italia diversa e di essere lei la purificatrice. Colpevole di credere che Roma possa essere diversa da quella che è. Colpevole che con la forza si possa conquistare il potere e redimere il popolo".

Per Stefano Folli, invece, "senza l'apporto della Romagna non avremmo avuto il Risorgimento. C'è un fondo ribellistico nell'animo romagnolo che percorre tutta la storia della regione e non può essere disgiunto da antiche condizioni di povertà e di emarginazione. Non solo: la Romagna è stata il crocevia di tutti i principali eventi storici del Paese, dando un contributo fondamentale. Alle cinque marce aggiungerei altri eventi: la Repubblica Romana, che ha visto un apporto fondamentale di questa terra; la Settimana rossa del 1914 che vide protagonisti Nenni e Mussolini; la seconda guerra mondiale con il suo contributo alla Resistenza; il secondo dopoguerra con la Costituzione e la Repubblica. Per questo, e tanto altro, deve essere assolta". Un appello raccolto a larga maggioranza dal pubblico.

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