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Chailly dirige Weill, 'resto fino al 2026, ho ancora progetti'

Chailly dirige Weill, 'resto fino al 2026, ho ancora progetti'

Il direttore musicale, 'è un proseguimento naturale'

MILANO, 06 maggio 2025, 19:52

Redazione ANSA

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(di Bianca Maria Manfredi) -  Arriva alla Scala con il sorriso sulle labbra e tanta voglia di fare Riccardo Chailly, il direttore musicale del teatro che dal 14 maggio tornerà sul podio con un trittico di Kurt Weill dopo un periodo di riposo per un, risolto, problema di salute.
    Torna anche fresco di un prolungamento di un anno del suo contratto che era in scadenza a fine 2025. "Lo vedo come un prosieguo di questi quasi dieci anni - ha spiegato -, un proseguimento naturale" del lavoro. E il trittico che unisce Die sieben Todsünde, Mahagonny Songspiel e The Song of Happy End ne è una conferma.
    Non solo perché aveva già diretto i primi due lavori (Die sieben Todsünde, Mahagonny Songspiel) nel 2021 in pieno covid, tanto che furono eseguiti senza pubblico e solo trasmessi su Rai5, ma anche e soprattutto per la capacità che ha l'orchestra "unica nel panorama italiano di suonare lo swing jazz". Capacità che ha affinato negli anni. "Conoscendo lo swing di Nino Rota si è trovata molto avanti" ha spiegato il maestro, che con la Filarmonica della Scala ha inciso proprio il 'Fellini Album' dedicato alle musiche di Rota.
    E alle musiche di Rota, e in generale alla grande musica usata nel cinema, sarà dedicato il concerto gratuito in piazza Duomo della Filarmonica di nuovo diretta da Riccardo Chailly con Emmanuel Tjeknavorian al violino. Con loro, ha sottolineato il maestro, "ho tanti progetti per i prossimi due anni e mezzo".
    Intanto si comincia con questo tributo a Kurt Weill e Bertold Brecht realizzato con la regista Irina Brooks. È stata lei a insistere con Chailly di aggiungere al dittico anche The Song of Happy End, composto da Weill quando già era scappato dalla Germania nel 1933 per raggiungere gli Stati Uniti e a voler trasformare le tre vicende in un unico racconto grazie anche alle nuove coreografie firmate da Paul Pui Wo Lee e a un cast che per la maggior parte si ritrova in tutte e tre le composizioni.
    "Questa non è una semplice ripresa del dittico. Certo alcune cose sono rimaste ma ora questi sono tre atti di una stessa storia" ha spiegato Brooks. Una storia caustica e tragica, come appunto sanno essere le parole di Brecht che non ha mai fatto sconti alle catastrofi dell'umanità. "In questo tempo abbiamo tante catastrofi imminenti - ha proseguito - che bisognava sceglierne una e io ho scelto quella ecologica". Ecco quindi che le scenografie e i costumi sono 'riciclati' da altri spettacoli, e che mare e cielo sono creati con una infinità di bottigliette di plastica. Weill e Brecht non sono nuovi alla Scala. Giorgio Strehler che ne è stato grande interprete anche al Piccolo Teatro (oggi a sottolinearlo alla presentazione è intervenuto anche il direttore del Piccolo Claudio Longhi) ha voluto nel 1962 alla Piccola Scala un dittico che univa all'Histoire du soldat di Stravinskij con la sua regia, Lo Zar si fa fotografare di Weill affidato a Virginio Puecher, e due anni dopo ha curato l'allestimento di Ascesa e rovina della città di Mahagonny.
    Chailly per questo trittico ha riservato - su richiesta di Brooks - una sorpresa. Ovvero l'aggiunta alla fine di Happy End di Youkali, famoso tango scritto nel 27 da Weill per Marie Galant. "Non c'è niente di datato. Kurt Weill è un compositore tutto da scoprire" ha assicurato.

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