(di Bianca Maria Manfredi)
È "uno spettacolo da vedere e
sentire" la Giovanna d'Arco di Verdi che il 24 gennaio
inaugurerà la stagione lirica del teatro Regio di Parma, che ha
affidato la regia all'estro di Emma Dante e la direzione a
Michele Gamba, maestro ormai di casa in teatri di tutto il mondo
e in particolare alla Scala dove a marzo tornerà per dirigere
Tosca.
Proprio lui, che è ora impegnato nelle prove, ha
sintetizzato in questo modo la nuova produzione dell'opera con
cui Verdi, poco più che trentenne, 'ruppe' i suoi rapporti con
la Scala. Opera poco eseguita per le voci che richiede e per i
rischi che presenta la partitura 'frastagliata', ma
paradossalmente oggi molto più attuale per i temi che tratta di
quanto non fosse nel 1845: patriarcato, emancipazione femminile,
follia, anzi schizofrenia.
"E' molto più rispondente alla sensibilità del ventunesimo
secolo - ha osservato Gamba - ed è stato bello lavorare su
questi aspetti. Emma ha tanti linguaggi diversi, quello del
cinema, del teatro, della corporeità, ed è riuscita a rendere
fisico e carnale il tormento. Ripeto è uno spettacolo da vedere
e sentire".
Nell'idea di Emma Dante "dalle ferite nascono fiori", a
partire dalla overture che mostra i soldati straziati dalla
guerra. E Giovanna, che vuol combattere per la Francia,
tormentata dalle voci che le dicono cosa fare, "forse - ha
spiegato la regista nelle note di regia - è pazza, forse è una
santa ispirata dal cielo, forse è una strega succube degli
spiriti malvagi, ma certamente è una donna eccezionale.
Un'eccellenza nel suo genere. Indagheremo la sua inquietudine
interiore, la sua schizofrenia che la porta ad essere angelica e
diabolica allo stesso tempo"
"E' un'opera non splatter - ha assicurato Gamba -. E'
cesellata nel buon gusto siciliano e la regia ha una grande
attenzione alle dinamiche fra i personaggi. Emma è riuscita a
dare una continuità narrativa" alla vicenda. E lo sforzo del
direttore, che con lei ha lavorato gomito a gomito, è stata
quella di garantire la stessa continuità nella musica eseguita
dalla filarmonica Toscanini. Impresa non sempre facile
"Ci sono momenti sublimi, premonizioni di quello che Verdi
elaborerà in Macbeth, Aida ma questo è un Verdi che sta cercando
se stesso. Sta facendo un test drive ed è un attimo che affondi
il piede nella gravità. il suo segno in Giovanna è secco e
scarno, e vorrei evitare - ha spiegato Gamba al debutto con
questo titolo e per la prima volta al Regio - di aggiungere
grasso e strutto. Verdi scatta e sfugge dalle mani di se stesso
ma questo scatto drammatico non ha mai una esplosione". Quella
di Giacomo, il padre di Giovanna, ad esempio, è rabbia nei
confronti di questa figlia che va contro il suo volere, ma
repressa. "La linea di canto - ha spiegato - è lunga e grandiosa
ma sotto si sente la cenere che ribolle". Ed è questo quello a
cui Gamba, convinto che in fondo si tratti di un'opera
cameristica, ha lavorato, in sala con i singoli cantanti (Nino
Machaidze nel ruolo di Giovanna, Luciano Ganci in quello di
Carlo VII e Ariunbaatar Ganbaatar come Giacomo), con l'orchestra
e soprattutto in simbiosi con la regista. "Il risultato musicale
è tanto più convincente - ha concluso - quanto più aderisci alla
regia, e viceversa. E' il filo rosso del mio lavoro con le
opere, esserci dentro fino in fondo".
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