(di Alessandra Baldini) Boccaccio 2020 sul New York Times: ispirato dal "Decamerone", il magazine settimanale del quotidiano ha dedicato un numero speciale a una serie di racconti dalla pandemia firmati, tra gli altri, da Margaret Atwood, David Mitchell, Paolo Giordano, Téa Obreht, Karen Russell, Tommy Orange e Yiyun Li.
E' la prima volta nella storia della rivista che un intero numero e' interamente dedicato alla fiction.
A dare vita involontariamente al progetto e' stata la
scrittrice Rivka Galchen con un saggio sull'esperienza della
lettura del Decamerone durante il lockdown inviato settimane fa
alla redazione del giornale. Entusiasti dall'idea, i vertici del
magazine ne hanno preso spunto per commissionare una edizione
speciale dedicata a opere di fiction scritte sullo sfondo della
quarantena.
Altrettanto entusiasta e' stata la reazione degli scrittori
interpellati: il magazine ha pubblicato tutti e 29 i racconti
ricevuti nell'edizione online e 22 in quella cartacea. Quattro
racconti hanno anche una edizione audio letta dalla voce
dell'autore: "Mi e' sembrato importante per la quantita' di
aspetti autobiografici che ho messo nella storia", ha spiegato
Tommy Orange che ha firmato il racconto "The Team".
"La speranza era modesta: dare ai lettori motivo di sfuggire da
quanto sta accadendo nel mondo, restando allo stesso tempo ben
radicati nell'attuale momento", ha spiegato Caitlin Roper,
direttrice editoriale dei NYT Mag Labs. Anche gli autori hanno
trovato l'iniziativa terapeutica: "Potermi confrontare
creativamente con le mie ansie e' stato utile", ha detto Mona
Awad, che ha scritto "A Blue Sky Like This": "Ha contribuito a
salvarmi il cervello".
Gli scrittori hanno mandato i loro contributi dalle case in
cui stanno passando la quarantena negli Usa (Oakland, Miami,
Portland) e all'estero (Messico, Italia, Irlanda, Mozambico,
Israele). Tra i temi ricorrenti, comune leitmotiv dei giorni
della quarantena, paure, perdite, incertezze, malattia ma anche
gentilezza, compassione umorismo. Victor Lavalle, nel racconto
"Recognition", ha evocato il senso di fratellanza con altri
newyorchesi rimasti in citta' nei primi difficili mesi della
pandemia, mentre Paolo Giordano, in "the Perfect Travel Buddy",
ha esplorato un rapporto di coppia in cui si inserisce il figlio
di lei, scappato da Milano a Roma per sfuggire al contagio nel
capoluogo lombardo.
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