(di Luciano Fioramonti) Due volumi per quasi 1.400 pagine, un viaggio lungo e minuzioso per raccontare Giuseppe Sinopoli, il direttore d' orchestra e compositore stroncato da un infarto il 20 aprile 2001 proprio mentre dirigeva Aida sul podio della Deutsche Oper di Berlino.
L' Accademia Nazionale di Santa Cecilia ricorda il maestro veneziano, tra le figure ammirate e controverse del panorama musicale degli ultimi decenni del Novecento, pubblicando nel ventennale della morte la prima monumentale biografia italiana con il titolo ''Gli dei sono lontani'' (650 pagine, 40 euro), traduzione dal tedesco del volume ''Giuseppe Sinopoli.
Komponist-Dirigent- Archäologe''
della giornalista e musicologa Ulrike Kienzle, pubblicata da
Königshausen&Neumann nel 2011. La presentazione del libro, nell'
Auditorium Parco della Musica di Roma, ha offerto l' occasione
per parlare anche di ''Il canto dell'anima'' a cura di Gastón
Fournier-Facio (ed. Il Saggiatore, 52 euro), che in 728 pagine
ricostruisce la ricca e poliedrica personalità del musicista
attraverso saggi monografici affidati a specialisti italiani e
stranieri, interviste e i suoi scritti su Schubert, Schumann,
Wagner e Richard Strauss, e illustra anche l'intensa attività
che Sinopoli svolse in Italia contraddicendo il pregiudizio di
una sua esterofilia. La pianista Silvia Cappellini, che conobbe
Sinopoli nel 1979 proprio a Santa Cecilia e lo sposò otto mesi
dopo condividendo fino all' ultimo vita e passione musicale, ha
eseguito estratti dalla Klaviersonate composta dal marito.
Riferendosi alla musica intesa da Sinopoli come ''terapia dell'
anima'', Il presidente dell' Accademia Nazionale Michele dall'
Ongaro ha ricordato tra l' altro l' impegno del maestro nel
portarla negli ospedali. ''Il miracolo della musica - spiegò con
parole che lette oggi assumono un significato particolare - sta
proprio in questo: di essere come una luce che entra in tutti
gli spazi del tempio della nostra anima. Questa luce è
soprattutto consolazione: nel silenzio a volte insopportabile
della solitudine in cui lo stato di malattia spesso ci
rinchiude, la musica diventa un compagno di viaggio, ci prende
per mano e ci accompagna per un tratto della nostra esistenza''.
La biografia, nella traduzione italiana curata da Clemens
Wolken, ha il taglio giornalistico e il ritmo di un diario
quotidiano e ripercorre la vita, la carriera musicale e la
passione per l'archeologia del maestro. La giovinezza, gli studi
di medicina, quelli musicali al Conservatorio di Venezia e
l'incontro con Maderna e Donatoni, l'attività di compositore, la
carriera di direttore d'orchestra, la carica di direttore
principale dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa
Cecilia (1983-1987) e della Philharmonia Orchestra di Londra, il
Festival di Bayreuth (fu il primo italiano invitato a dirigere
il ''Ring'' di Wagner), la direzione artistica e musicale al
Teatro dell'Opera sul finire degli anni Novanta e il decennio
sul podio della Staatskapelle di Dresda sono documentati con
dovizia di particolari. Sinopoli debuttò nel 1978 sul podio di
Santa Cecilia. Nel 1983 il maestro diresse la Sinfonia n. 9 di
Mahler, prima esecuzione per l' Accademia Nazionale dell'ultima
sinfonia del compositore che gli valse la nomina a direttore
musicale dell'Istituzione. "Abbiamo fatto un'esecuzione che non
dimenticherò mai, paragonabile solo ad un'altra che ho
realizzato con la Israel Philharmonic Orchestra" disse il
maestro riferendosi al suo debutto a Tel Aviv l' anno
precedente, da lui considerata l' esperienza più toccante della
sua carriera fino a quel momento. ''Per Sinopoli - si legge
nella biografia - è sempre stata importante la prima
impressione, il particolare modo in cui veniva accolto da
un'orchestra. Se scoccava l'intesa, erano momenti magici.
Altrimenti, spesso il primo incontro era anche l'ultimo''.
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