"Restituire identità alle vittime di
un naufragio è un dovere nei confronti di quanti hanno perso la
vita in mare e dei loro cari. Un obbligo umanitario, menzionato
nelle Convenzioni di Ginevra e nel Diritto Internazionale
Umanitario. Perdere la vita non significa perdere la propria
identità". Così Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa
Italiana, a dieci anni dal naufragio nel Canale di Sicilia del
18 aprile 2015, nel quale persero la vita circa 1.000 persone a
bordo di un peschereccio che si inabissò in acque
internazionali, tra Libia e Italia. Furono 58 i morti accertati,
28 i sopravvissuti; gli altri migranti vennero considerati
dispersi. Per ricordare le vittime di questa tragedia, la Croce
Rossa Italiana ha diffuso oggi, attraverso i propri canali
social, un video che racconta l'impegno dell'associazione e
dell'intero movimento di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa per
restituire dignità a quelle vite e ricostruire la loro storia e
facilitare le procedure di identificazione delle salme,
attraverso le richieste dei familiari.
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