Ieri il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha annunciato un maxi rincaro delle tariffe dei bus: la corsa singola passa da 1,50 a 2,30 euro (+53,3%), il biglietto giornaliero da 6 a 9 (+50%), il City pass da 14 a 19 (+35,7%).
Variazioni più contenute per gli abbonamenti, con l'obiettivo dichiarato di concentrare gli aumenti "su coloro che utilizzano più sporadicamente i mezzi".
La 'stangata' arriva in una fase in cui la mobilità è il tema principale di discussione dei bolognesi, visti i numerosi disagi dei cantieri del tram che provocano anche pesanti ritardi e disservizi dei bus di Tper. Ma è solo l'ultimo capitolo di una storia di rincari che viene da lontano: in 15 anni il prezzo del biglietto del bus a Bologna è aumentato di 10 centesimi all'anno, complessivamente del 130%, quattro volte l'aumento dell'indice dei prezzi al consumo registrato in Italia nello stesso intervallo di tempo (+30%).
Il primo passo lo fece nel 2011 l'allora commissaria prefettizia del Comune di Bologna Annamaria Cancellieri, portando il prezzo della corsa singola da un euro a 1,20 (1,50 per il ticket fatto a bordo). Due anni dopo, nel 2013, toccò al sindaco Virginio Merola operare un ritocco di dieci centesimi. Passano sei anni e, nel 2019, lo stesso Merola porta il biglietto a 1,50 euro (due euro se acquistato a bordo). Ora la nuova impennata: tra le dieci maggiori città italiane, nessuna ha un biglietto del bus caro come Bologna.
Tuttavia, per incentivare l'uso del trasporto pubblico locale, la manovra sulla mobilità prevede anche un aumento delle tariffe per la sosta. Gli abbonamenti mensili aumentano del 50%, la sosta oraria passa da 1,20 a 1,80 euro (+50%) nella corona semiperiferica e da 2,40 a 3,90 euro (+62,5%) nella Cerchia del Mille. Questo rincaro coinvolge anche le auto ibride, che finora parcheggiavano gratis, ma non le auto elettriche, che potranno continuare a muoversi gratuitamente ovunque.
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