Il 10 febbraio di ogni anno in Italia si celebra il ‘Giorno del ricordo’ per non dimenticare i massacri delle foibe e l'esodo giuliano-dalmata, ovvero le decine di migliaia di esuli italiani costretti a lasciare l’Istria e la Dalmazia durante e dopo la fine della II guerra mondiale.
Il capitolo più tragico comincia nel 1943, in pieno conflitto. Dopo l’8 settembre, sulle tensioni già esistenti tra slavi e italiani, acutizzate dal fascismo, impatta la guerra. Nell’ottobre 1943, dalla profondità delle foibe istriane, emerge una prima terribile prova dei massacri: dalla cavità di Vines, vengono estratti decine di corpi, in grande maggioranza italiani, uccisi nel modo più orrendo. È la prima ondata di foibe in contesto di violente intimidazioni e persecuzioni. Ne seguiranno altre, che spingeranno gli italiani a lasciare la terra e le case dove sono nati e vissuti.
Le "foibe" sono cavità carsiche dell’Istria, voragini a strapiombo di origine naturale. Lì, alla fine della seconda guerra mondiale, furono gettati, anche vivi, migliaia di soldati e di civili.
Per conservare la memoria delle vittime delle foibe e della tragedia vissuta dagli esuli, l'Italia ha istituito nel 2005 il Giorno del Ricordo, una solennità civile che viene celebrata il 10 febbraio di ogni anno. In occasione della ricorrenza vengono organizzati convegni, incontri, dibattiti e iniziative rivolte soprattutto ai giovani studenti.
La legge n. 92 del 30 marzo 2004, che ha istituito la ricorrenza civile, ha decretato anche la nascita del Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste, e l'Archivio museo storico di Fiume, con sede a Roma. Inoltre, sono previste iniziative per la valorizzazione del patrimonio culturale, storico, letterario e artistico e per preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate.
Al Giorno del ricordo è associato il rilascio di una medaglia commemorativa destinata ai parenti delle persone soppresse e infoibate in Istria, a Fiume e in Dalmazia.
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