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Longo ''Undici' racconti per una Napoli al femminile

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Longo ''Undici' racconti per una Napoli al femminile

delicate storie di donne in un mondo tra normalità e prepotenza

ROMA, 13 maggio 2025, 11:48

Redazione ANSA

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(di Paolo Petroni) ANDREJ LONGO, ''UNDICI'' (SELLERIO, pp. 244 - 15,00 euro) - A distinguere e rendere vera, credibile, assieme forte e poeticamente delicata la narrativa di Andrej Longo è la voce, il tono, la misura della sua scrittura: un italiano asciutto, pulito, di pochi avverbi e aggettivi per un parlato scarno, ritmato, magari con qualche eco di napoletano, per raccontarci senza una parola di superfluo, o meglio in genere farci raccontare da io narranti femminili, una città dove sembrano non esistere più confini tra normalità e prepotenza e la lotta quotidiana e la miseria coabitano con un cercar di vivere, di sopravvivere alle difficoltà famigliari e sociali dell'essere donna.
    Gli inizi di vari di questi undici racconti (che arrivano quasi vent'anni dopo i ''Dieci' che richiamarono l'attenzione su questo scrittore, appena ristampati anch'essi da Sellerio) sono sincopati, incisivi, un succedersi di frasi brevi che introducono in un lieve crescendo al nodo della questione, che riguarda spesso situazioni limite, che prevedono una fine o un addio, mentre uno dei temi di fondo resta il tempo, il passare del tempo e il disagio, reale ma anche metaforico, di sentirsi sempre in ritardo.
    Undici racconti slegati eppure che finiscono per essere tessere di una sorta di reportage in presa diretta di un disagio e una sofferenza che, in questi venti anni, a Napoli sono andati acuendosi grazie anche alla presenza della camorra. E così già nel primo, l'esemplare La vita che volevo, che si apre con la frase ''A volte me lo chiedo'' a proposito dei dubbi sul futuro che si prospetta ai propri figli hanno Teresa e Rosa, che si erano trovate a sposare due che si danno arie da 'o malamente, piaciuti perché sapevano farsi rispettare e le fanno vivere come signore, ma ora sono passati anni e sono diventate mamme. Sanno infatti anche loro come l'Irene di Per donne sole che la violenza può essere estrema, se arriva a uccidere un bambino di nove anni, ma in questo caso quando lei ha in mano l'assassino del figlioletto non riesce a vendicarsi come dovrebbe fare: ''L'amma a uccidere a 'stu uaglione o vulimmo provà a cagnà 'sto munno?'', soltanto che in questo caso si tratta solo di una recita per uno spettacolo teatrale.
    Insomma una è la realtà, un'altra la sua rappresentazione con spirito di riflessione e denuncia. Lo scopre a proprie spese la Luisella de La sedia, che spostando la sedia con cui un boss occupa lo spazio nel vicolo per il parcheggio, arriverà a provocare l'assassinio del padre che prova a difenderla dalla prepotenza violenta che le arriva addosso. Mentre per ora, in Il matrimonio, è solo un sogno quello di Maria che a solo sette anni sa già come vanno le cose e allora nel sonno vede la fine che toccherà a sua sorella che si rifiuta di sposare l'uomo impostole per patto di pace tra famiglie nemiche. Un'esistenza su cui pende sempre il timore dell'uso del coltello o della pistola senza guardare in faccia nessuno. Se talvolta a questo si ricorre per disperazione, per la vita che si fa, come la madre panettiera con tre figlie che scopre molestate dal marito e allora lo uccide, altre è persino la povertà e l'arrangiarsi che creano situazioni dure e strazianti, come quella della piccola cinesina Mei, cresciuta per cinque anni con una mamma napoletana cui la sua, costretta a lavorare quasi in schiavitù per ripagare il costo del suo viaggio clandestino in Italia, l'ha affidata sparendo e ora, libera, la rivuole.
    Poi c'è Sera, con la vita ''niente da raccontare, non so se bella o brutta'' di una povera badante col figlio rimasto nel suo paese che una domenica raccogli vicino a un cassonetto un libro con scritto Anna, che è anche il suo nome, in copertina e poi con gran sforzo prova a leggerlo e imparerà così a memoria versi della Achmatova e reciterà appunto Sera al suo vecchietto, che si commuove. E' il modo di Longo di farle scoprire e farci rivelare la forza della poesia e delle parole.
   

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