Una bandiera verde e una nera alla Valle d'Aosta nell'annuale rapporto di Carovana delle Alpi di Legambiente. Quella verde è stata assegnata a Marzia Verona, pastora e scrittrice perché "ha saputo ascoltare le persone delle montagne, cercando di comprendere le loro difficoltà, mettendosi nei loro panni e vivendo sulla propria pelle le sfide, i problemi e il fascino dell'allevamento in alta quota".
La bandiera nera, simbolo di "natura violata", va "al Comitato regionale per la gestione venatoria per l'approccio da Far West nella gestione degli equilibri ecosistemici, in particolare nella caccia alla volpe", una "strage attuata quest'anno per semplice divertimento". "Prendendo a motivazione - si legge nel rapporto - la possibile trasmissione di malattie, comunque non pericolose per l'uomo, nonché la sporcizia causata da alcune volpi confidenti che si avvicinavano alle case di qualche villaggio e che, alla ricerca di cibo, rovesciavano i mastelli delle immondizie, a metà 2024 un rappresentante degli enti locali presso la Consulta faunistica venatoria proponeva di assegnare un bonus ai cacciatori che uccidevano delle volpi.
La proposta è stata subito presa in carico dal Comitato regionale per la gestione venatoria che ha inserito, all'interno delle proprie regole per la stagione di caccia 2024/25, una premialità sulla scelta degli ungulati prelevabili (cervi, camosci, caprioli) in base al numero di volpi uccise. Ed è così che si è passati in Valle d'Aosta da una media, negli ultimi dieci anni, di quattro volpi uccise all'anno, a ben 272 nell'ultima stagione venatoria".
Riguardo alla bandiera verde, la scrittrice e allevatrice Marzia Verona dopo la laurea “ha sempre orientato il suo lavoro verso progetti legati alla montagna, al territorio e ai prodotti tipici. Contemporaneamente, ha iniziato a pubblicare saggi, libri fotografici e opere di narrativa. Il filo conduttore di quasi tutte le sue opere è la zootecnia di montagna: l’alpeggio, la pastorizia e l’allevamento delle capre. Per alcuni anni ha vissuto la vita e il mestiere del pastore vagante, accompagnando il gregge 365 giorni all’anno e trascorrendo l’estate in alpeggio”.
Il suo lavoro testimonia “un approccio rispettoso e consapevole verso l’ambiente, dove le pratiche tradizionali di zootecnia non solo preservano il patrimonio culturale, ma favoriscono anche la conservazione del territorio e della biodiversità. Attraverso la ricerca accademica, insieme alla narrazione e alla documentazione delle esperienze montane, Marzia Verona evidenzia come il rispetto per il territorio e la valorizzazione delle conoscenze locali siano elementi importanti per affrontare le sfide ambientali e promuovere uno sviluppo sostenibile nelle aree rurali”.
Nel 2025 sono 19 le bandiere verdi di Legambiente che sventolano sull'arco alpino, per realtà che “investono con successo su turismo dolce, agricoltura e progetti socioculturali utilizzando come volano la sostenibilità ambientale”. Piemonte e Friuli-Venezia Giulia, a pari merito, sono le regioni con più vessilli green, quattro ciascuna, seguite da Lombardia e Veneto con tre bandiere a testa, Trentino due, Alto Adige una, Valle d'Aosta una, Liguria una.
Sono invece nove le bandiere nere assegnate a “interventi che sull'arco alpino hanno un approccio poco sostenibile nei confronti della montagna”: otto in Italia e una oltralpe, in Austria. Il Friuli-Venezia Giulia è la regione con più bandiere nere (tre), seguita da Piemonte, Valle d'Aosta, Trentino, Alto Adige e Veneto, tutte rispettivamente con un vessillo nero.
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