Il presidente di Anci Umbria,
Federico Gori, esprime "la piena solidarietà e vicinanza
dell'Associazione dei Comuni umbri alla presidente della
Regione, Stefania Proietti, per i vili attacchi ricevuti
attraverso i social".
"Desidero esprimere a nome di tutti i Sindaci umbri la più
sentita solidarietà e vicinanza alla presidente Proietti per gli
inaccettabili attacchi personali che ha subito sui social
media", afferma Federico Gori. "È fondamentale ribadire con
forza - prosegue, in una nota di Anci Umbria - che nulla di
tutto ciò ha a che fare con la normale e sana dialettica
pubblica e democratica. Esprimere dissenso è un diritto e un
elemento vitale del confronto politico, ma è assolutamente
inammissibile che questo trascenda nella minaccia, nel
turpiloquio e nell'attacco alla sfera personale".
Il presidente di Anci Umbria sottolinea come questo fenomeno
non sia isolato: "Come amministratori pubblici, viviamo sulla
nostra pelle da diversi anni questa tendenza preoccupante. Ancor
più grave è constatare come le amministratrici vengano attaccate
in modo particolare, subendo anche improperi di natura sessista.
In un momento storico delicato come quello attuale, in cui c'è
un dibattito aperto sull'individuazione di strumenti efficaci
per contrastare la violenza e il tentativo di sottomissione
femminile, episodi come questi sono del tutto intollerabili. Ha
fatto bene la Presidente a non rimanere in silenzio e a
denunciare pubblicamente questi atti. Tuttavia, - conclude
Federico Gori - è cruciale comprendere che questo è un fenomeno
più esteso e profondamente preoccupante, di cui tutti noi, e la
politica in primis, dobbiamo farci carico con responsabilità e
determinazione".
Anci Umbria "condanna fermamente ogni forma di violenza
verbale e on-line, ribadendo l'importanza di un dibattito
pubblico rispettoso e costruttivo, basato sul confronto di idee
e non sull'odio e sull'aggressione personale. È in capo a
ciascuno - istituzioni e cittadini - condannare con fermezza
questa deriva, affinché si affermi una cultura del rispetto,
della responsabilità e della dignità della persona".
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