"Non è più rinviabile la
sottoscrizione con le associazioni datoriali, insieme alle
istituzioni locali, Comune in primis, di un patto per la
legalità nel terziario che spinga le aziende del settore ad
impegnarsi nella piena applicazione dei contratti nazionali di
riferimento": a dirlo sono stati oggi i segretari di Filcams
Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Terni, nel corso di una
conferenza stampa convocata per tracciare un quadro del settore.
Questo - è stato sottolineato - negli ultimi anni è cresciuto
notevolmente sul territorio provinciale, arrivando a superare le
9 mila imprese iscritte alla Camera di commercio, di cui oltre 5
mila nel comparto del commercio. Numeri ben superiori a quelli
della manifattura, tradizionalmente radicata nello stesso
territorio, dove il numero delle aziende iscritte non arriva
alle 1.400 unità.
"Ma questa fetta così importante di attività, circa la metà
del totale di quelle iscritte nel registro della Camera di
commercio, non produce da un punto di vista occupazionale
avanzamenti significativi, né sotto il profilo meramente
quantitativo, né tantomeno qualitativo" hanno detto Lucia Rossi
(Filcams Cgil), Sergio Sabatini (Fisascat Cisl) e Massimiliano
Ferrante (Uiltucs Uil). Tra le irregolarità e le criticità
evidenziate dai sindacalisti "contratti non rispettati fino in
fondo, finti part-time, lavoro grigio e lavoro nero", fino al
fenomeno dei contratti "pirata", non sottoscritti dalle
organizzazioni più rappresentative, che spesso comportano una
decurtazione dello stipendio fino anche al 30% e minori diritti
sul fronte della malattia, delle ferie, dei permessi.
"Nella città di Terni in particolare sono alle porte nuove
importanti aperture commerciali" hanno ricordato Rossi,
Sabatini, Ferrante insieme a Luca Solano, della Nidil Cgil.
"Solo nella zona stadio - hanno continuato - si parla di 11 mila
metri quadrati di nuove superfici. È fondamentale che queste
aperture vengano fatte seguendo un progetto, per evitare
sovrapposizioni che finiscono per produrre sempre difficoltà
occupazionali. Serve dunque un piano del commercio al quale come
organizzazioni di lavoratrici e lavoratori chiediamo di
contribuire".
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