(di Daris Giancarlini)
Nelle ore concitate e confuse dei
festeggiamenti, la notte scorsa, tra bottiglie di spumante e
cori da stadio, diceva che in una vittoria così netta non
credeva neanche lui, ma a meno di 12 ore dall'esito del
ballottaggio, il nuovo sindaco di Perugia, Andrea Romizi, 35enne
avvocato in Forza Italia dal 1999, un'infanzia negli scout,
fornisce, con il tono sommesso che gli è proprio, la ricetta di
un'affermazione epocale per il centro destra in una piazza
tradizionalmente "rossa" come il capoluogo umbro: "Ho vinto
perché siamo riusciti a riparlare con le persone. Provando a
farlo a cuore aperto".
Un'analisi, quella del neo sindaco azzurro di Perugia, che
curiosamente (ma non più di tanto) fa il paio con quella che il
suo coetaneo e compagno di scuola, il renziano Giacomo Leonelli,
da segretario del Pd dell'Umbria propone per la "sconfitta
epocale e terrificante" patita dal centrosinistra nella città
che mai, negli ultimi 70 anni, aveva eletto un sindaco che non
fosse di sinistra. "Avevamo chiaro - è l'analisi di Leonelli -
che c'era un problema di valutazione della giunta uscente con un
rapporto tra amministrazione e città che si è rotto molto
prima". Insomma, il voto di ieri a Perugia è stato "un
referendum" sul sindaco uscente, Wladimiro Boccali, che per
ricandidarsi aveva dovuto anche superare lo scoglio delle
primarie contro l'ex senatrice veltroniana Anna Rita Fioroni.
A parlare di "referendum" sulla sua persona all'indomani
della sconfitta è proprio Boccali, che approfondisce la
valutazione del voto fino a identificare nell'"astensionismo
degli elettori del centrosinistra" il fattore che ha causato la
sua mancata conferma. In molti, come la presidente della
Regione, Catiuscia Marini, o la vicepresidente della Camera,
Marina Sereni, tendono a togliere dalle sole spalle di Boccali
la responsabilità della sconfitta, ribadendo che in questo
evento negativo è coinvolto tutto il Pd umbro e che ora serve un
confronto per individuare una nuova classe dirigente all'altezza
delle prossime sfide (l'anno prossimo anche in Umbria si vota
per la Regione).
Intanto Romizi, che stamani è sceso come al solito a piedi
dalla sua casa di Porta Sole, pieno centro storico, ed è andato
nella sede comunale di Palazzo dei Priori dopo una breve sosta
in cattedrale, continua a ricevere complimenti (la notte scorsa,
oltre a quelli dell'avversario sconfitto, è arrivata anche la
telefonata di Silvio Berlusconi) e a ribadire l'elenco delle
prime materie che intende affrontare da nuovo sindaco di
Perugia: tra queste, la sicurezza, il risanamento di alcune aree
del territorio degradate, le politiche per far ripartire lo
sviluppo. Il tutto, con una sola ottica prevalente: "Fare il
bene della città", ribadisce questo perugino del centro storico
che ieri ha "sfrattato" la sinistra perugina da Palazzo dei
Priori e che ora è atteso a una sfida di governo rilevante, in
un contesto regionale che resta comunque "rosso".
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