I dazi annunciati dal presidente
americano Donald Trump spaventano le Borse mondiali, con gli
investitori che aumentano l'avversione al rischio e si rifugiano
nel dollaro, nell'oro e nei bond. Parigi e Francoforte cedono
l'1,5%, Milano l'1,3% e Londra l'1,2%, Tokyo ha chiuso in calo
del 2,7% e Seul del 2,5% mentre hanno limitato i cali i listini
cinesi, reduci però da una settimana di stop per via dei
festeggiamenti legati al capodanno lunare. In profondo rosso
anche i future su New York, dove il Nasdaq cede l'1,8% e l'S&P
500 l'1,5%.
Sui listini europei crollano le auto (-4% l'indice Stoxx),
con Stellantis (-6,3%), Volkswagen (-4,8%) e Bmw (-3,8%) che
scontano le consistenti esportazioni dai loro stabilimenti
messicani verso gli Usa, come pure sono oggetto di forti vendite
i titoli tecnologici (-3,3%) e i minerari (-2,2%). La minaccia
di dazi verso l'Europa - dopo Messico, Canada e Cina - pesa
anche sull'euro, in calo dell'1,2% sul dollaro, a quota 1,024.
Ma l'avvio della guerra commerciale provoca forti perdite anche
alle valute emergenti (il peso messicano cede il 2% sul
biglietto verde), lasciando presagire un periodo di forte
volatilità all'orizzonte.
Resistono alle vendite i titoli di Stato, con i rendimenti in
calo di qualche punto base anche se lo spread tra Btp e Bund,
come in ogni fase di incertezza, si riapre e sale di 4 punti
base a quota 113. Pagano pegno al clima di incertezza e ai
rischi per l'inflazione e l'economia anche le criptovalute,
anche se recuperano parte delle perdite segnate in avvio di
seduta: il Bitcoin cede l'1,2% a 98.500 ed Ethereum il 10,6%.
Tiene l'oro (+0,2% a un passo da quota 2.800 euro) e sale anche
il petrolio, con il Wti che sale dell'1,7% a 73,8 dollari al
barile.
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