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Jago, idee? Poco tempo per realizzarle tutte, seleziono

Jago, idee? Poco tempo per realizzarle tutte, seleziono

'Mi fa ridere paragone con Michelangelo'.E spunta l'idea di Roma

GEDDA, 03 febbraio 2025, 12:54

Redazione ANSA

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(dell'inviato Domenico Palesse) Una bambina poggia la sua mano su un sasso. Prova a stendere le dita più che può per riempire l'impronta impressa su quello che non è semplicemente un pezzo di pietra, ma un'opera d'arte. Accanto a lei c'è l'autore che, tutt'altro che contrariato, la incita a provare di nuovo. "Ci sei quasi, ci sei quasi", scherza. T-shirt e pantaloni neri, come il buio in cui sono esposte le sue opere, Jago si illumina quando le sue creazioni riescono a emozionare, incuriosire, attirare l'attenzione, suscitare sentimenti. "Di certo ho la paternità dell'opera - dice - ma quella scoperta, quella creazione è patrimonio di tutti. È come un figlio, si mette al mondo, si dà, si restituisce".
    Jacopo Cardillo ha 37 anni, ha lavorato praticamente in ogni angolo del mondo, dalla Cina agli Emirati Arabi, dove attualmente lavora. Nei giorni scorsi era a Gedda, in Arabia Saudita, dove era ormeggiata l'Amerigo Vespucci, la "nave più bella del mondo" che da un anno e mezzo sta compiendo il suo secondo giro attorno al globo. È sua infatti l'opera che accompagna l'impresa del veliero, la versione femminile del David, "La David", la cui presentazione probabilmente avverrà a Napoli - dove sorge il suo museo - in una delle tappe del tour Mediterraneo della nave scuola della Marina Militare. Ma il 2025 potrebbe essere anche l'anno di Roma. Non è escluso, infatti, che proprio la Capitale possa ospitare il nuovo laboratorio dell'artista, originario di Anagni, nel Frusinate. "C'è sicuramente una prospettiva romana - spiega -. Ci lavoriamo da tantissimo tempo, ma Roma è granitica, pretende più tempo per scolpirla, ma non significa che non si possa fare. Tutto sta nel trovare gli strumenti giusti". Quando parla del processo creativo gesticola, sembra modellare l'aria, mentre spiega di avere "idee in continuazione". "Sono consapevole di non avere il tempo di realizzarle tutte - dice -. Io devo fare selezione fra le tante idee possibili per scegliere quelle che secondo me rischiano di superare la prova del tempo, di lasciare qualcosa d'altro". Jago si definisce l'"uomo del fare", un "materialista" che non avrebbe potuto fare altro per comunicare se non scolpire. "Mi sembra un modo semplice per capire come le cose funzionano - ammette -. Quello che io produco è in qualche modo l'immagine, lo strumento, di come io capisco il mondo".
    Quando qualcuno lo definisce il "nuovo Michelangelo", lui sorride. Istintivamente. "Mi fa ridere questa cosa, non serve uno storico dell'arte per capire che questa è una cosa ridicola - spiega -. È invece importante essere ambiziosi in maniera genuina, avere dei riferimenti, seguire i passi di qualcuno per trovare i propri". "Io - ammette - posso essere me stesso.
    Tentare di emulare, di avvicinarmi a qualcosa d'altro è una cosa abbastanza inutile ma riempirsi di tutto quel bello che è stato creato, questo si può fare". E poi condividere.
   

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