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Boninsegna e i suoi 80 anni: 'Vorrei rigiocare con l'Ajax'

Boninsegna e i suoi 80 anni: 'Vorrei rigiocare con l'Ajax'

'Interista fin da bambino, alla Juve non volevo andare'

MILANO, 13 novembre 2023, 19:13

Redazione ANSA

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Roberto Boninsegna e Sandro Mazzola in occasione della partita Lazio-Inter del 25 novembre 1973 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Roberto Boninsegna e Sandro Mazzola in occasione della partita Lazio-Inter del 25 novembre 1973 - RIPRODUZIONE RISERVATA
Roberto Boninsegna e Sandro Mazzola in occasione della partita Lazio-Inter del 25 novembre 1973 - RIPRODUZIONE RISERVATA

I gol, le rovesciate, i colpi di testa. Ma anche le delusioni, dall'addio all'Inter al non essere riuscito a chiudere la carriera nel suo Mantova, passando per gli anni al Cagliari e alla Juventus. Roberto Boninsegna compie oggi 80 anni e si racconta in una lunga intervista concessa al sito ufficiale dell'Inter, partendo proprio dai suoi esordi nel calcio giovanile con i colori nerazzurri già nel cuore.

"Giocavo nella Sant'Egidio e sotto la maglia tenevo sempre una maglia nerazzurra: me la faceva mia mamma, che era una magliaia", racconta 'Bonimba', attualmente terzo miglior marcatore della storia nerazzurra con 171 gol in 281 partite alle spalle di Meazza e Altobelli. Nove invece le reti in maglia azzurra, e su tutte quella del momentaneo pari col Brasile nella finale di Messico '70. Ma il rimpianto vero e' un altro: "La finale che vorrei rigiocare e' quella di Coppa Campioni con l'Ajax, ma in campo neutro", ricorda a proposito del '72 a Rotterdam.

Quella di Boninsegna è storia da bomber tinta soprattutto di nerazzurro. A 14 anni, l'ingresso nel settore giovanile interista: "Quando l'osservatore mi disse se volevo fare un provino per l'Inter pensavo scherzasse - ricorda -. Tifavo Inter perché c'erano Nyers, Skoglund e Lorenzi: quando sono entrato nel settore giovanile li ho conosciuti. Giocavamo sempre la domenica mattina: il pomeriggio invece di tornare a Mantova andavo a San Siro per vedere questo trio e mi sono ispirato a loro".

Non fu facile, però, sfondare in nerazzurro, anche perché la scelta del club fu quella di mandarlo in prestito in varie squadre, prima di cederlo al Cagliari. "I vari prestiti sono stati difficili, così come la cessione al Cagliari anche se i tre anni lì furono splendidi. Scopigno mi disse che la società doveva far cassa, Riva non voleva andarsene, io dissi che non c'era problema ma solo se fossi stato ceduto all'Inter e così è stato. Ho fatto sette anni bellissimi, vincendo uno scudetto e tre classifiche cannonieri". Uno scudetto di cui uno dei simboli è la splendida rete in rovesciata segnata proprio contro il Foggia nella gara che consegnò il titolo ai nerazzurri dopo la rimonta sul Milan. "È uno dei miei gol più spettacolari, la palla è andata all'incrocio e ho sentito San Siro esplodere".

Poi, però, arrivò l'addio. "Inaspettamente mi arrivò una telefonata dal dottor Fraizzoli in cui mi disse che l'Inter mi dava alla Juventus. Io risposi 'presidente, alla Juventus ci va lei' ma allora c'era ancora il vincolo e dovetti accettare. Poi volevo finire la carriera al Mantova ma per colpa di un presidente non ci riuscii", conclude Boninsegna.
   

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