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I ragazzi del Viaggio: 'Ora la Memoria spetta a noi'

I ragazzi del Viaggio: 'Ora la Memoria spetta a noi'

Prima al ghetto di Cracovia, poi la visita ad Auschwitz. 'La paura di Liliana Segre è fondata'

ROMA, 27 gennaio 2025, 22:20

Gabriele Santoro

ANSACheck
I ragazzi di Roma in visita al ghetto di Cracovia - RIPRODUZIONE RISERVATA

I ragazzi di Roma in visita al ghetto di Cracovia - RIPRODUZIONE RISERVATA

La miglior risposta alla paura di Liliana Segre, che una volta morti i sopravvissuti nessuno ricordi più la Shoah, arriva dalla viva voce di Emanuele: "Non è vero - dice con la sicurezza dei suoi 18 anni - Questi viaggi servono a questo, a portare avanti il ricordo".

 

La risposta è nelle parole di Lyel, 17 anni, un bisnonno rastrellato al Portico d'Ottavia, poi ad Auschwitz, infine liberato: "La paura della senatrice è fondata, i sopravvissuti stanno iniziando a mancare ma noi dobbiamo portare avanti la Memoria della Shoah: io continuerò sempre a raccontare". Il viaggio è il Viaggio della Memoria di Roma Capitale, e Emanuele del liceo Pascal e Lyel del Liceo Ebraico sono due dei 142 studenti arrivati da Roma a Cracovia domenica mattina. Martedì mattina vedranno coi loro occhi la spianata tetra di Birkenau, i fili spinati di Auschwitz. Sanno già, perché gliel'hanno raccontato, che sarà una visita dura. E lo sanno anche perché hanno camminato per la Cracovia vecchia, percorrendo assieme agli altri le stesse strade che gli ebrei della città furono costretti a percorrere lasciando le loro case nel quartiere amico di Kazimierz per poi attraversare in lunga fila la Vistola, ed essere rinchiusi infine nel ghetto nazista. E lì i ragazzi hanno iniziato a sentire davvero l'odore della paura, il lezzo della persecuzione. Li guida Marcello Pezzetti, uno dei più importanti storici della Shoah, già consulente di Steven Spielberg per 'Schindler's List'. Mostra loro grandi foto d'epoca - Cracovia com'era di fronte a Cracovia com'è - e chiede di guardare bene negli occhi quei volti in bianco e nero.

 

"Pensare che sono successe veramente queste cose fa effetto - dice Angelica, 17 anni, dell'istituto Amari Mercuri di Ciampino - vederlo è un'altra cosa". Perché questo parco giochi, altalene coperte di neve, è circondato da un lato da un muro dal profilo lobato, a ricordare tante lapidi una accanto all'altra. Macabro scherno del governatore nazista della città, "perché questo ghetto sarà la vostra tomba". In 20 mila ebrei in pochi isolati, ed essere ammazzati è la norma. Chi mette piede fuori viene fucilato sul posto, perché la città dev'essere 'judenfrei', libera dagli ebrei. A volte passa Goebbels, a "fare il safari, vedere le bestie", dice. Si esce solo scortati dai soldati, per i lavori forzati. Si fanno figli, però: quello ancora si può. I nazisti allestiscono degli 'asili' per tenere i bambini mentre i genitori sgobbano per il Reich. Una sera, al loro ritorno, l'asilo è vuoto: tutti i bambini sono stati portati nel bosco e uccisi lì. Gli occhi dei ragazzi iniziano a bagnarsi. Nella piazza degli Eroi del Ghetto, con le sue sedie di metallo a ricordare gli averi lasciati dagli ebrei sul selciato prima della liquidazione finale, la commozione è massima. "Impressionante, mi ha scioccato" dice un altro ragazzo.

 

"È stato bello vedere il ghetto come luogo di vita, non solo come immagini su uno schermo" dice Jacopo, bisnonno fortunosamente scappato da Mathausen. "Tra poco sarà passato un secolo - riflette ed è inevitabile che la Shoah possa sembrare solo un evento stampato su un libro di storia. Però è la storia del nostro popolo che sente fortemente quello che è successo e ne vuole tramandare la memoria". Claudia Pratelli, assessora alla Scuola di Roma Capitale, è orgogliosa: "Ho trovato i ragazzi molto coinvolti e interessati - dice - in continuità con quello che ho visto nelle giornate preparatorie di formazione con la Fondazione Museo della Shoah: non volava una mosca. Oggi è stato importante per inquadrare il contesto dentro cui cresce l'orrore massimo della storia, ma ci aspettail giorno in cui coglieremo più a fondo l'impatto. Perché la visita ad Auschwitz-Birkenau è un'esperienza. Dopo non si è più gli stessi".

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