I Confidi, i consorzi che agevolano
l'accesso al credito alle pmi attraverso il rilascio di garanzie
a favore delle banche, si confrontano con le sfide della
sostenibilità e dell'intelligenza artificiale per continuare a
svolgere il loro ruolo a sostegno di un settore che è la spina
dorsale dell'economia italiana. Lo stato di salute di questi
enti, che aspettano la riforma prevista dal Ddl pmi approvato
dal governo, viene valutato nel Rapporto 2025 sui Confidi in
Italia, che il Comitato Torino Finanza presso la Camera di
commercio di Torino ha presentato nella sede di Unioncamere a
Roma.
"Dal Rapporto 2025 - afferma Mario Cavavero, vicepresidente
del Comitato Torino Finanza - emergono due aspetti: la solidità
patrimoniale dei Confidi italiani, grandi e piccoli, e quindi
una raggiunta maturità dopo che in passato c'erano stati casi
critici; il trend in calo ormai da qualche anno degli stock di
garanzie detenute. E' dunque auspicabile, vista la buona salute
di cui gode questo pianeta, che si inverta la tendenza del core
business. Questo perché i Confidi continuano a svolgere un ruolo
essenziale: quello di garantire l'accesso al credito da parte
delle piccole e piccolissime imprese, proprio in un momento in
cui il loro rapporto con le banche non è facile".
Alla fine del 2024 i confidi in Italia erano 179, di cui 32
Confidi maggiori (soggetti alla vigilanza della Banca d'Italia,
possono erogare anche credito diretto) e 147 minori. Il numero
di questi ultimi è in diminuzione di 13 unità rispetto al 31
dicembre 2023. Il numero dei Confidi maggiori è invece rimasto
stabile. I Confidi maggiori sono concentrati soprattutto al Nord
(63%), la maggior parte dei confidi minori nel Mezzogiorno
(57%).
Al 31 dicembre 2023 i Confidi italiani detenevano 7,7
miliardi di euro di stock di garanzie, in calo dell'8% rispetto
al 2022. Più dei tre quarti dello stock di garanzie cumulato è
detenuto dai confidi maggiori (6 miliardi, 78%). Nel corso del
2023 le garanzie emesse sono state pari circa 2,7 miliardi.
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