Il centro studi sottolinea come
l'aumento del prezzo del gas nelle ultime settimane in Europa
abbia spunto alla crescita il prezzo dell'elettricità in Italia.
Nella borsa elettrica italiana, il Pun a gennaio 2025 è quotato
a 139 euro/mwh in media, da 88 a febbraio 2024. Si tratta dunque
di un rincaro pari al +57,9% in circa un anno. Se "si rivelerà
persistente, c'è il rischio che salgano in misura marcata i
costi sostenuti dalle imprese italiane ed europee per l'energia,
intesa come elettricità e gas,
petrolio e raffinati (i combustibili). L'impatto maggiore si
avrebbe nell'industria, già in difficoltà per altre ragioni, e
in particolare sui settori energy intensive (chimica, minerali
non metalliferi, metallurgia, carta)".
Confindustria ricorda infatti come "solo
alcune imprese siono protette da contratti di fornitura di
medio-lungo termine, che rimandano il rincaro". Per le famiglie,
"salirà meccanicamente l'inflazione, a parità di andamento dei
prezzi core (cioè al netto di energia e alimentari). L'energia,
infatti, conta per il 10% circa nel paniere di beni e servizi
con cui si costruisce l'indice dei prezzi (Nic). Quindi,
l'impatto aritmetico di un rincaro energetico alla fonte, sulle
materie prime, che di solito avviene nel Nic con un ritardo di
un mese, è tradizionalmente molto rilevante. Senza considerare
eventuali effetti a cascata dei costi energetici nella
determinazione di altri
prezzi. Una maggiore inflazione, erodendo il reddito reale,
potrebbe frenare i consumi.
Anche per questi motivi il centro studi torna a chiedere
rompere la correlazione fra prezzo dell'elettricità e del gas "
che è di
natura regolamentare, per lasciare che il prezzo elettrico sia
basato anche sui costi (minori) della
generazione da fonti rinnovabili".
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