I fattori di tipo ambientale, sociale
e di governo societario, ovvero i criteri Esg che qualificano
una attività come sostenibile, sono entrati nelle decisioni di
investimento dei fondi pensione del settore finanziario. È
quanto emerge da una ricerca condotta dal dipartimento
Sostenibilità e Responsabilità sociale d'impresa della Fisac
Cgil, presentata oggi in occasione dell'iniziativa promossa
dalla categoria 'Per una finanza sostenibile: politiche e
pratiche nei fondi di previdenza complementare'.
L'indagine è stata svolta da consiglieri della Fisac Cgil che
operano all'interno dei Fondi previdenziali dei dipendenti di
Banca Intesa Sanpaolo, Previbank, Bcc, Unipol e Generali; a
questi si è aggiunta anche una rilevazione sul fondi di
previdenza dei dipendenti del Monte dei Paschi di Siena.
"Soprattutto dopo la Pandemia, i fattori Esg sono passati
dall'essere un 'nice to have' ad un 'must have'" commenta la
segretaria nazionale della Fisac Cgil, Chiara Canton -. Si
tratta adesso di verificare se poi si traducano in azioni
concrete: il rischio è che spesso si tratti di operazioni di
marketing, di green washing".
Nel dettaglio della ricerca della Fisac Cgil emerge come sia
maggioranza la risposta affermativa alla domanda se esistano
specifiche responsabilità Esg all'interno del consiglio del
Fondo; così come sono presenti politiche di retribuzione, legate
a fattori Esg, all'interno del fondo in una percentuale, anche
qui ampiamente maggioritaria (66,7% delle risposte).
Nettamente maggioritaria anche la voce 'esclusioni', sulla base
di determinati principi e valori.
L'obiettivo principale della ricerca, fa sapere la
coordinatrice del dipartimento Sostenibilità e Rsi della Fisac
Cgil, Sabina Porcelluzzi, "è stato quello di innescare una nuova
attività di engagement con la Governance del fondo e con
l'Azienda, indagare sulle politiche Esg e svelare come coniugare
gli obiettivi di sostenibilità con i rendimenti necessari per
gli investimenti previdenziali".
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