Per la vicepresidente per
l'Internazionalizzazione di Confindustria, presidente
dell'advisory board investitori esteri, Barbara Beltrame
Giacomello, "i dati parlano chiaro: le imprese italiane a
capitale estero danno una grande rilevanza agli asset
intangibili nelle loro strategie di crescita e, in particolare,
le analisi testimoniano l'attenzione delle imprese estere alla
qualità e alle competenze delle risorse umane.I talenti ad alto
potenziale - rileva - hanno bisogno di un'offerta di formazione
che gli permetta di sviluppare le loro qualità per poi metterle
a disposizione dell'azienda. Per questo l'Advidory Board
Investitori Esteri di Confindustria, insieme alle nostre imprese
associate, ha elaborato un progetto formativo dedicato a
manufacturing, leadership, sustainability e business management,
rivolto ai loro talenti".
"Quella della formazione del capitale umano è una questione
globale che non può essere affrontata senza considerare
l'importanza delle connessioni tra territori in un sistema più
ampio di quello nazionale e persino europeo", avverte Giovanni
Brugnoli, vicepresidente per il capitale umano di Confindustria:
"In Italia l'impatto del mismatch è del 48%, ciò significa che
le imprese non trovano metà delle risorse che cercano. E senza
risorse preparate non si può competere. Proprio per questo
bisogna allargare gli orizzonti e mettere in campo strategie
innovative per importare nuove competenze, andando ad esempio a
formare in modo strutturato risorse all'estero, per poi attrarre
talenti nel nostro Paese. Abbiamo già una riconosciuta capacità
internazionale di tante nostre università e di sempre più ITS
che dobbiamo valorizzare. Dobbiamo fare, appunto, sistema e il
contributo delle imprese a capitale estero è e sarà sempre più
determinante".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA