Soltanto un anno fa aveva
pronosticato che il Bitcoin avrebbe raggiunto la soglia dei
100.000 dollari; gli sono bastati pochi mesi per avere ragione.
Adam Back, crittografo, tra i più importanti e celebri
sostenitori della corrente cyberpunk, considerato uno dei
pionieri del Bitcoin, non ha mai cambiato posizione sulle valute
non regolamentate. Oggi, dopo oltre trent'anni di attività nel
campo della crittografia e della cybersicurezza, vede ancora
nuove sfide per la moneta digitale più famosa e ricca al mondo.
Bitcoin, blockchain, quantum technology e le loro
implicazioni sul piano sociale ed economico sono stati al centro
dell'evento organizzato da Liftt, il venture capital presieduto
dal fisico e imprenditore Stefano Buono, in collaborazione con
Fulgur Ventures. L'incontro si è tenuto alla Pinacoteca Agnelli.
Sul palco insieme a Adam Back, il co-founder e ceo di Random
Power Massimo Caccia.
"È piuttosto interessante che dopo oltre quindici anni dalla
nascita del Bitcoin, il governo degli Stati Uniti stia
diventando più aperto verso questa valuta, stia migliorando le
normative di riferimento e stia addirittura discutendo della
possibilità di costruire una riserva strategica di Bitcoin,
proprio come hanno una riserva d'oro, cosa che nessuno si
sarebbe aspettato anche solo un anno fa. Non so se lo faranno o
quanto rapidamente, ma il fatto stesso che se ne parli, e che ci
si riferisca al Bitcoin in modo positivo, è incoraggiante e dà
fiducia a istituzioni finanziarie, aziende private e individui
per esplorare più seriamente l'adozione del Bitcoin", osserva
Adam Back.
Un futuro che potrebbe tardare a causa delle guerre
commerciali. "I mercati - ha detto Back - non amano
l'incertezza. L'obiettivo finale di queste politiche non è molto
chiaro, anche perché sono già in corso delle negoziazioni con
alcuni Paesi per ridurre i dazi o stipulare accordi di libero
scambio bilaterali. Alcune delle ultime dichiarazioni di Trump
non suonano molto logiche dal punto di vista economico, ma forse
servono solo per portare gli altri al tavolo delle trattative".
"Un eventuale congelamento dei rapporti tra Cina e Usa - ha
osservato Caccia - impatterebbe su tutto il settore tech.
Abbiamo potenziali clienti da entrambe le parti. Ma se vendi a
una compagnia cinese, vieni etichettato come 'azienda che vende
ai cinesi', e questo compromette i rapporti con gli americani. E
viceversa. I primi effetti sono già visibili nel marketing".
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