(di Paolo Petroni) MICHELA MONFERRINI, MURI MAESTRI (LA NAVE DI TESEO, pp.
142 - 18,00 euro).
La classica metafora del muro è quella di una barriera, di
una divisione, di una interruzione della possibilità di rapporti
e di comunicazione e Michela Monferrini in questo libro la
ribalta con assoluta naturalezza, con una serie di racconti di
gran leggerezza e libertà anche stilistica, e assieme, grazie a
un'ottica che nasce dall'unione del sentimento con la ragione,
poetici e di rivelatorie profondità. Del resto sin dall'apertura
scrive: "immaginate di essere un rondone", quindi di poter
volare e vivere come se i muri fossero altro da quel che sono
per gli uomini, perché "questa è la storia del vostro viaggio e
del contrario della parola separare". Ma il suo superare il
(concetto di) muro non viene dallo scavalcarlo o abbatterlo o
sorvolarlo, ma da farne paradossalmente e naturalmente il luogo
della comunicazione e dell'incontro.
Dal Wall of Heroes al Postman's Park vicino St. Paul a Londra
al Muro del Pianto di Gerusalemme, passando anche per il Muro di
Berlino e il Muro tra Israele e Cisgiordania, ecco che i muri,
come li va a visitare in giro per il mondo e ce li racconta la
Monferrini, parlano, hanno memoria, provocano, spingono al
dialogo e all'azione, diventano appunto muri maestri, maestri di
storia e vita, spazi pubblici di aggregazione sociale che poi
sono quelli che per l'autrice contribuiscono a creare la qualità
della vita. Quindi, parlando di relazioni umane, ecco che sono
certi comportamenti e certi sentimenti a definirne il senso,
dalla fratellanza al desiderio, dall'amore alla fede, ognuno dei
quali è messo come presupposto alle varie parti del libro.
Nel suo gioco di contrari ecco ancora che queste vicende di
muri partono dal senso dell'essere più vicini, "Closer" in
inglese, che è il titolo di un film di Mike Nichols sul bisogno
e le difficoltà dei rapporti sentimentali, in cui la donna
interpretata da Natalie Portman si presenta sotto il falso nome
di Alice Ayres anche al fidanzato Clive Owen, che solo alla fine
scoprirà da come sia nato quel nome, tornando al Postman's Park
e vedendolo sul Muro degli Eroi tra quelli che compaiono sulle
mattonelle che ricordano tutte persone che si sono sacrificate
per salvarne altre. E la Monferrini andrà alla scoperta di chi
fosse la vera Alice Ayres, domestica in una casa londinese che
va a fuoco e che si preoccupa prima di tutto di salvare i
bambini il 24 aprile 1885. Così fa seguire le circostanze della
morte di altri eroi di questo muro coinvolgente, invitando a
andarci, a leggerne i nomi a voce alta per salvarli, come inizio
del viaggio lungo molti altri muri, ricordando le parole del
Barone rampante di Calvino: ''Se alzi un muro, pensa a ciò che
resta fuori''.
Dal muro sulle vite esemplari stroncate, ecco quindi il muro
sul sentimento che tutto muove, quello a Parigi in un giardino
su Places des Abbesses con 612 piastrelle con scritto ''Ti amo''
in tutte le lingue e i dialetti del mondo; poi anche la
creazione sui muri di giardini verticali con le piante che si
tendono alla ricerca della luce; e ancora il moncone di muro che
testimonia l'attentato alla Stazione di Bologna; quello nato
spontaneamente dopo il suo assassinio in memoria di John Lennon
a Praga per protesta contro la cecità del potere; quelli
riempiti testardamente di graffiti calligrafici di Hang Tosou
Choi a Hong Kong; i tanti muri che in vari paesi parlano,
trasmettono un messaggio grazie a chi vi ha lasciato una scritta
esemplare; il Muro del Pianto in cui si lasciano importanti
suppliche, quello vero e i tanti virtuali di oggi; sino ai muri
nati nel mondo a riproporre quelli di Candy Chang, che invitano
ognuno a scrivervi cosa vorrebbe fare Before I die (prima che
muoia), e si riempiono rapidamente dei desideri più banali e di
quelli più singolari.
Insomma i muri della Monferrini finiscono in queste pagine
per rimandarsi l'un l'altro, in un desiderio di mostraceli in
modo nuovo, mentre c'è chi ha fatto crollare quello di Berlino
solo pronunciando il 9 novembre 1989 le parole "da adesso" o chi
come il berlinese Jan Vormann va in giro per il mondo a riparare
crepe e buchi nei muri, incastrandoci simbolici mattoncini
colorati Lego, sino a citare, in questo suo ricco archivio di
muri, Bergotte morente nella Rcherche proustiana, che intravede
quella "piccola ala di muro giallo" nel quadro Veduta di Delft
di Vermeer, particolare prezioso e colorato, più che una
chiusura, un'apertura su un altrove pieno di possibilità.
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