FRANCESCO FREDA, L'ARTIGIANO DELLA BELLEZZA. (Edizioni del Rosone, pp. 102, Euro 12,00).
L'occasione fu ''Una giornata particolare'', il capolavoro di Ettore Scola del '77. Primo appuntamento in una villa di Marino, alle porte di Roma. ''Nel suo sguardo, mi disse il regista, doveva esserci la madre, la moglie, l'amante. Cercai la 'verità' del suo volto e lei capì, da intelligente professionista che è''. 'Lei' era Sophia Loren. Lui, Francesco Freda, truccatore di fiducia di registi come Michelangelo Antonioni, Francesco Rosi, Mauro Bolognini, Alessandro Blasetti, che oggi, alla soglia delle sue 90 primavere e dopo 68 anni di carriera a tu per tu con i più grandi divi del cinema internazionale, firma ''L'artigiano della bellezza'', piccola raccolta di aneddoti e incontri, al di qua e al di là dello specchio. Il più determinante, certo, fu quello con il truccatore Alberto De Rossi, che per primo vide il talento dell'allora studente di architettura. Ma ''il più emozionante - racconta Freda all'ANSA - fu senz'altro quello con Sophia''. Ne è nata un'amicizia e una collaborazione tra interpretazioni celebri come ''La ciociara'' e ''Sabato domenica e lunedì'' e grandi premiere, in cui Freda ha avuto il privilegio di mettere in risalto la bellezza delle nostra diva più amata al mondo ma anche, per alcuni set, ''l'ardire'' di rendere vissuto e segnato dal tempo il suo volto.
''Sophia sa quel che vuole e se non è d'accordo lo dice - racconta il truccatore - Non nascondo che un po' di timore c'è sempre quando a una donna così bella cominci a tirare la pelle, mettere le gomme per le rughe. Alla fine del film con la Wertmuller, però, il regalo più bello me lo fece proprio Sophia, con una dedica sulla sua foto truccata da novantenne: 'spero che la vita mi faccia andare avanti con la stessa dolcezza che hai usato tu''.
Non tutte però furono altrettanto lungimiranti e Freda, figlio del neorealismo, nel libro racconta quanto dovette faticare per convincere le attrici che dopo la guerra i tempi erano cambiati e il cinema voleva donne più vere e meno dive. Come Gina Lollobrigida ne ''La città si difende. ''Fu grazie all'appoggio di Germi - dice Freda - che lasciò da parte rimmel e ciglia finte per puntare sulla sua bellezza vergine. La Hepburn mi è rimasta nel cuore, ma dovetti farle capire che non avrebbe potuto essere Ecuba con le labbra sensuali da signora americana''. Una dopo l'altra, per le mani e i pennelli di Freda sono passate tutte le grandi, da Monica Vitti musa di Antonioni (''il maestro veniva al trucco la mattina e disegnava con correttori e matite'') a Claudia Cardinale al primo provino per il produttore Cristaldi. E poi Liza Minelli, Ava Gardner (''una bellezza magica''), Sylvia Koschina ''che Mario Bava volle con un pezzo di vetro conficcato nell'occhio'', Charlotte Rampling, Catherine Spaak, Vanessa Redgrave e anche tanti uomini come Frank Sinistra (''terribile, mi guardava sempre con sospetto''), Gian Maria Volontè, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Jack Nicholson (''affrontammo 700 km in jeep nel deserto per ''Professione reporter'') fino a Marcello Mastroianni, ''Divorzio all'italiana'' compreso. ''Mastroianni aveva due grandi passioni - racconta Freda - i motori e gli amici. C'era sempre una pasta e fagioli in compagnia che lo tratteneva dall'andare a letto. Un giorno volle che lo accompagnassi a Parigi per andare a trovare un'amica.
Guidò la sua Porche per ore ma poi, arrivato alle porte della città, gli spiaceva lasciarmi solo. E allora fece una telefonata, s'inventò una scusa e andammo a mangiare la zuppa di pesce insieme, per poi tornarcene a Roma''. Ma tra tante dive incontrate, chi è la più bella di tutte? ''Oltre Sophia? - risponde Freda - Mi viene in mente una comparsa, in Ucraina, per 'La tregua' di Rosi. Man mano che le rasavano i capelli il suo volto diventava sempre più toccante.
Ci confessò che stava rivedendo la tragedia realmente vissuta da bambina della deportazione nei campi di concentramento''.
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