Chissà se l'onesto pittore del Cinquecento Daniele da Volterra sarà stato contento di passare alla storia come 'Il Braghettone'. Tutta colpa di quel lavoro di fino che gli venne commissionato nel 1565, dopo il Concilio di Trento, e appena un anno dopo la morte di Michelangelo: coprire con vesti e foglie di fico le nudità del Giudizio Universale nella Cappella Sistina. E chissà cosa avrebbe pensato lo stesso Michelangelo che, anni prima, aveva risposto così alla richiesta del Papa di coprire le oltre 400 figure nude: "Dite al Papa che è un ritocco semplice da fare. Ma che cominci lui a ritoccare il mondo, e i dipinti seguiranno".
Storie di nudi e foglie di fico, di censure da aggirare e di provocazioni che danno vita all'originale documentario Dietro la foglia di fico, che Rai Cultura propone nell'Art Night con Neri Marcorè, in onda mercoledì 28 febbraio alle 21.15 su Rai5. Una produzione francese, firmata da Agnès Obadia che, non senza leggerezza, racconta quella foglia di fico e gli altri elementi 'decorativi' utilizzati per coprire, nell'arte, le parti intime di donne e uomini. Una censura - alimentata, nei secoli, dalla morale cristiana - che colpisce per primi Adamo ed Eva costretti, nelle rappresentazioni, a essere coperti anche prima del peccato originale, quando si aggiravano per l'Eden nudi e beati: "Per la Chiesa - dice Tomas Römer, docente del Collège de France di Parigi e tra gli esperti intervistati - la percezione della nudità era legata al desiderio sessuale e a tutte le fantasie connesse. Per questo la nudità andava occultata".
Ma più della censura di per sé, il documentario si sofferma - con sfumature diverse per il corpo femminile e quello maschile - su tutta la vastissima gamma di tentativi per aggirarla, tra incredibili virtuosismi artistici come quelli rinascimentali, in un fiorire di rami, clave, mascelle d'asino, serpenti, spade, farfalle e conchiglie. Senza dimenticare la Venere di Botticelli o il bagno degli uomini di Dürer, le caricature francesi di Cham Daumier, Nadar e Choubrac, le foglie di fico surreali di Max Ernst e quelle trasformate da Salvador Dalì in un'aragosta e da Magritte in una ballerina. "La censura, di fatto - spiega la scrittrice Annie Le Brun - ha obbligato gli artisti ad affrontare proprio la natura 'irrappresentabile' del desiderio. Tutti i grandi pittori si sono occupati di questo tema. E per certi versi l'erotismo è diventato il fulcro di una riflessione sulla pittura stessa, ovvero come rappresentare l'irrappresentabile? Per riuscirci, gli artisti hanno dovuto aggirare la censura, e in alcuni casi l'hanno fatto in maniera davvero magistrale". Oggi i nudi abbondano e il problema parrebbe completamente superato. O forse no: nel 2017, una campagna pubblicitaria per il centenario di Egon Schiele viene censurata in diverse città d'Europa, perché le immagini sono giudicate troppo forti. Per questo, i genitali vengono coperti con una striscia bianca, novella foglia di fico. L'ufficio del turismo di Vienna, con geniale ironia, aggiunge: "Mi dispiace, ho cent'anni, ma sono ancora troppo audace".
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