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Edoardo Sorgente, Gegè nel limbo di Gomorra

Edoardo Sorgente, Gegè nel limbo di Gomorra

Attore in terza stagione, tra miei fari D'Amore e Servillo

ROMA, 26 novembre 2017, 19:06

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un personaggio ''in un limbo, tra il potere che vuole acquisire, e l'emancipazione rispetto alla sua classe sociale e il denaro, che vuole tutelare in ogni modo la relazione con il suo compagno'.

E' il ritratto che Edoardo Sorgente, fa, parlando con l'ANSA, di Gegè, il giovane 'contabile' amico d'infanzia di Gennaro Savastano, dalla faccia pulita ma ''fagocitato dal sistema'', interpretato nelle prime puntate della terza serie di Gomorra, in onda in queste settimane su Sky Atlantic ogni venerdì sera.

Un ruolo che per il 25enne napoletano Sorgente, allievo di Francesco Saponaro, già volto in palcoscenico di testi, fra gli altri, di Shakespeare, De Filippo, Saramago, Moscato, Testori, fresco di diploma accademico in una delle scuole teatrali più importanti d'Italia, la Paolo Grassi di Milano, rappresenta un bel biglietto da visita. Soprattutto in un percorso nel quale vorrebbe unire palco, cinema e tv: ''I miei fari in questo sono Toni Servillo e Marco D'Amore''. 'La possibilità del provino per Gomorra ''è arrivata a giugno dell'anno scorso, in piena accademia - spiega -. Ho trovato fosse una sfida molto interessante. Gegè è un personaggio atipico rispetto al mondo di Gomorra, mi ricordava il contabile di Donna Imma, in più era giovane, e omosessuale. Sono andato a Napoli per il primo provino con serenità, poi mi hanno richiamato per altri quattro a Roma. Emotivamente mi hanno molto aiutato i miei compagni di corso, non potevo fargli leggere la sceneggiatura ma abbiamo fatto un lavoro di improvvisazione che è stato molto utile''.

Per Sorgente, il teatro già tra l'infanzia e l'adolescenza è stato ''una salvezza. Quello per me non era un periodo facile, ero obeso, pesavo 96 kg ed ero alto un metro a 10, in più avevo l'acne, una calcificazione sulle ossa dei denti, e mia madre mi faceva un taglio dei capelli con cui sembravo un fungo. Quando alle medie ho iniziato a seguire un corso di teatro è iniziato a cambiare tutto. Ho trovato amici con cui potevo condividere quella nuova passione e sono anche dimagrito''. Com'è stato l'arrivo sul set di Gomorra? ''Ero un po' teso all'idea di entrare in una produzione così grande ma mi sono stati tutti molto vicini. I registi Claudio Cupellini e Francesca Comencini, mi hanno dimostrato da subito grande apertura, abbiamo lavorato insieme di cesello sul personaggio, volevamo dargli un tocco leggero, quasi delicato, in netto contrasto con la funzione che svolge''. Era importante poi ''rappresentare, evitando i cliché, la relazione fra Gegè e Silvano (Daniele Monterosi), che può sembrare agli antipodi da quel mondo di criminalità. Il loro legame penso arrivi al cuore del pubblico''. Sul set ''Salvatore Esposito è il classico compagno di scena che tutti vorrebbero avere, pronto ad aiutarti. C'era grande intesa anche con Gianfranco Gallo (Giuseppe Avitabile, suocero di Genny) e con tutti gli altri attori''. Da napoletano, cosa pensi delle critiche alla serie, al fatto che rilancerebbe gli stereotipi sulla città? ''Non sono affatto d'accordo. Gomorra utilizza Napoli per parlare del mondo oltre Napoli, del potere. E' uno dei pochissimi prodotti televisivi, che riescono a fare un racconto universale. I camorristi poi non sono mostrati come fighetti del male, ma si vuole sensibilizzare il pubblico su argomenti che fanno parte anche di Napoli e delle sue contraddizioni''. Ora il nuovo impegno per Sorgente è di nuovo in palcoscenico: ''Ho in progetto con il regista e drammaturgo Giovanni Ortoleva 'Little man, what, now? uno spettacolo sulla crisi del 2008 dalla prospettiva di un broker che sta per affondare''.

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