"Fu il 15 di giugno del 1767 che
Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l'ultima
volta in mezzo a noi". Inizia così 'Il barone rampante',
capolavoro di Italo Calvino che debutta domani al Piccolo Teatro
Grassi, in prima assoluta, per la regia di Riccardo Frati, che
ha curato anche l'adattamento del romanzo, in scena nel
centenario dell'autore.
Come molti ricordano, 'Il barone rampante' è la storia di un
dodicenne e della sua ribellione contro la famiglia: il
baroncino Cosimo sale su un albero del parco di casa per non
scenderne mai più.
Nel lavoro di trasposizione teatrale si sono rivelate dei
punti di riferimento cardine le prime tre conferenze delle
Lezioni americane sulla Leggerezza, la Rapidità e l'Esattezza.
"Queste tre qualità calviniane - spiega Frati - sono state un
orientamento costante per l'architettura dello spettacolo e nel
percorso fatto con la compagnia di costruzione e messa a fuoco
dei personaggi e delle immagini icastiche di Calvino, sempre con
l'obiettivo di riportare la complessità, la ricchezza e la
fluidità della sua scrittura. A torto confinato nel perimetro
della "letteratura per ragazzi", Il barone rampante è un libro
per tutti: ricco di spunti - dalla relazione con l'autorità,
complessa a qualunque età, al rapporto dell'uomo con l'ambiente
- è un testo "politico", nel senso ecumenico del termine, un
racconto nel quale ciascuno di noi può ritrovare sé stesso.
Attraverso la figura di Biagio, fratello minore del protagonista
e narratore di tutta la vicenda, Calvino ci invita inoltre a
riflettere sul rapporto fra infanzia e memoria, sulla necessità
di tornare, attraverso il filtro del ricordo e del racconto,
all'età in cui abbiamo scritto i primi capitoli della storia
delle nostre vite".
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