Tanti applausi, ieri sera, al
Teatro Modena di Genova per la prima assoluta di "Lady Macbeth -
Suite per Adelaide Ristori" lo spettacolo con cui il Teatro
Nazionale partecipa alle manifestazioni in ricordo della grande
attrice italiana dell'Ottocento nel bicentenario della nascita.
Il lavoro costruito su una drammaturgia di Andrea Porcheddu
(in collaborazione con Sara Urban) e la regia di Davide
Livermore (aiuto regia di Carlo Sciaccaluga) ha in Elisabetta
Pozzi una straordinaria protagonista, chiamata a una prova di
indiscutibile difficoltà.
Nella conferenza stampa di presentazione dello spettacolo,
qualche giorno fa, Livermore aveva dichiarato di essere
contrario alle "celebrazioni". Ha quindi cercato una chiave di
lettura alternativa. E con Porcheddu ha ideato un finto show
televisivo con tanto di sigla e di video proiettati sul fondo,
protagonista dei quali era il critico teatrale Alberto Mattioli,
prestatosi con garbo e ironia a dar voce a Eleonora Duse, a
Verdi, a Cavour, a Orwell. Il gioco porta a continui cambi di
tono; l'avvio è decisamente leggero e disorientante, fra
proteste della conduttrice (la Pozzi, naturalmente) contro il
regista fuori scena (lo stesso Livermore) e ironici commenti in
video sulla Italia del tempo (la parentesi dedicata a Cavour);
poi gradualmente prende il sopravvento il "teatro" con la
personalità sempre più presente della Ristori donna e attrice e
le parti dedicate a Lady Macbeth che costituiscono il clou della
serata. L'idea generale è certamente interessante, risolta in
maniera ineccepibile sul piano tecnico.
Forse, però, il "gioco" ha un po' preso la mano e portato a
qualche eccesso di troppo. La Pozzi, comunque, è stata
superlativa, autentica dominatrice della scena, passata con
disinvoltura da essere se stessa a vestire i panni della
Ristori, a vestire i panni della Ristori calata in Lady Macbeth.
Un continuo cambio di toni, di voce, di espressione, di gesti in
una mescolanza di testi dalla prosa ai versi, dall'italiano
all'inglese. Trionfo meritato.
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