(di Luciano Fioramonti)
Temuta e implacabile, combattuta nel
ruolo di donna di potere in un mondo di uomini e di madre di un
figlio illegittimo cercando invano di proteggerlo e pagando così
il prezzo del suo segreto. E' il doppio volto della Lucrezia
Borgia messa in musica da Gaetano Donizetti nel 1833 su libretto
di Felice Romani ispirato alla tragedia di Victor Hugo, tornata
fra grandi applausi all' Opera di Roma dopo 45 anni. Il nuovo
allestimento del dramma 'noir' affidato alla regista argentina
Valentina Carrasco si snoda sull' idea della maschera, dall'
enorme simbolo che fin dall' inizio sovrasta la scena e quelle
bianche e bifronti indossare dai personaggi. Una scelta di
grande efficacia, esaltata dalle scene cromaticamente suggestive
tra il rosso, l' oro e il nero di Carles Berga, le luci di Marco
Filibeck e in una ambientazione che non rimanda a un periodo
storico definito se non per i dettagli, dai grandi lampadari ai
lunghi drappi, e i costumi di Silvia Aymnino. Il pubblico ha
apprezzato la prova dell' intero cast, in particolare la giovane
protagonista Lidia Fridman, soprano Russo in Italia dal 2015 e
al debutto al Costanzi tra molti 'brava', e il basso Alex
Esposito nel ruolo di Alfonso d'Este. Bella la prova del tenore
Enea Scala con il suo Gennaro, il contralto Daniela Mack nel
ruolo en travesti di Maffio Orsini, gli altri interpreti e il
coro diretto da Ciro Visco. Applausi anche per il direttore
Roberto Abbado, che ha affrontato una opera che alterna in modo
innovativo dramma e commedia e ''abbraccia un nuovo tipo di
teatro, il teatro romantico francese aprendo le porte al teatro
d'opera verdiano che verrà, in particolare a Rigoletto''. La
regista Valentina Carrasco, da tempo legata all' Opera di Roma
(con Les vêpres siciliennes ha aperto la stagione 2019/2020),
descrive Lucrezia Borgia come ''un mostro morale'' e spiega di
aver fatto della maschera, in un mondo doppio dove tutti
nascondono qualcosa, ''la corazza di cui fa uso l'eroina per
nascondere la sua mostruosità ma anche uno scudo per proteggere
la sua debolezza. Lucrezia Borgia è padrona della sua volontà
fino all' ultimo, una figura femminile rara, per una volta non
vittima ma carnefice''. Tanto risucchiata nel suo ruolo da
riuscire a salvare Gennaro, ignaro di essere suo figlio, dal
marito che vuole ucciderlo ritenendolo l'amante, ma lasciandolo
infine morire sul suo petto quando, ancora una volta avvelenato
e pronto ad ucciderla come ultimo suo gesto, rivela di essere
sua madre e che anche lui è un Borgia. Tra il pubblico della
'prima' c' era anche il cantante Piero Visconti che nella
Lucrezia Borgia messa in scena al Costanzi nel 1980 interpretò
il ruolo di Gennaro accanto al soprano australiano Joan
Sutherland. Lo spettacolo avrà sette repliche fino al 23
febbraio con alternanza nei ruoli principali di Angela Meade
(Lucrezia Borgia), Carlo Lepore (Alfonso D'Este), Renè Barbera
(Gennaro) e Teresa Iervolino (Maffio Orsini) .
Riproduzione riservata © Copyright ANSA