(di Marzia Apice)
GIANNA RADICONCINI, PROFILI A MEMORIA
(La Lepre Edizioni, pp.224, 16 euro. A cura di Daniel Pastorino.
Prefazione di Gad Lerner). "Il 1944 e il 1945 furono anni
irripetibili. Nell'Italia liberata non più arresti, torture,
sparatorie e bombe: fine dell'incubo. Improvvisamente la gioia
della libertà, fino ad allora mai provata. Anni indelebili nella
memoria di chi li ha vissuti. Eravamo poveri, malnutriti, ma
gai. Eravamo pieni di speranza. Speranza nel futuro. Lo
immaginavamo ricco di promesse". Sono pagine che appassionano e
a tratti commuovono quelle scritte da Gianna Radiconcini nel suo
"Profili a memoria", autobiografia postuma a cura di Daniel
Pastorino in libreria dal 18 febbraio con La Lepre Edizioni. C'è
la grande storia accanto al presente in questo libro che svela,
con emozione e lucidità, il percorso nel mondo di una donna
dalla vita straordinaria: staffetta partigiana a diciassette
anni, azionista e poi colonna del partito repubblicano, Gianna
Radiconcini, classe 1926, scomparsa nel dicembre del 2020, è
stata la prima donna giornalista inviata Rai a Bruxelles e a
Strasburgo. Una lunga esistenza, vissuta a cavallo degli eventi
più importanti dell'ultimo secolo, e fino al nuovo millennio e
alla grande ferita della pandemia. Emblematiche appaiono proprio
le parole che la giornalista ha riservato al contesto attuale,
alla fine del libro, quasi avvertendo un senso di estraneità
rispetto al suo "sentire", sempre appassionato e luminoso anche
a 94 anni: "anche negli anni più bui della dominazione
nazifascista la speranza nel futuro era netta, e ora tale
sentimento mi sembra meno evidente di quegli anni oscuri",
scrive. Nel suo racconto infatti appare chiara la speranza, un
sentimento che l'ha continuamente guidata e che lei ha saputo
coltivare accanto a una voglia di futuro prepotente e alla sete
di giustizia e di bellezza. A scandire il libro, da cui emergono
tanti fatti storici, ci sono i sogni di una ragazzina
coraggiosa, che non ha avuto paura di contrapporsi al regime
fascista, c'è il ribrezzo per la violenza, così come le
delusioni e le riflessioni di una donna per la quale la passione
civile e l'impegno politico sono stati sempre irrinunciabili. E
ancora, c'è lo sguardo acuto di una giornalista capace ed
empatica accanto alle battaglie per la parità tra uomini e donne
e al desiderio ardente di un'Europa unita, forte e vicina ai
cittadini. Dalle sue parole si delineano anche i ritratti di chi
l'ha accompagnata negli anni più ferventi, da Ferruccio Parri a
Ugo La Malfa, da Gaetano Borruso a Oronzo Reale, fino ad Altiero
Spinelli, con cui lei collaborò a lungo. Non mancano le donne,
centrali nella sua vita, da Marcella Ferrari a Laura Lombardo
Radice, a Marisa Musu, dirigenti delle staffette partigiane,
fino a Ursula Hirschmann, la moglie di Altiero Spinelli. "Una
vita giusta, quella di Gianna Radiconcini. La vita di chi ha
saputo rendere feconde di giustizia anche le avversità
traversate", scrive Gad Lerner nella prefazione al libro, e la
descrive come una "donna ribelle, indomita, autoironica,
femminista quando ancora la parola non era di uso comune". Piena
di ideali e di passione, non sorprende scoprire leggendo le sue
memorie quanto l'incapacità dell'attuale classe dirigente di
pensare al bene comune e la frettolosa superficialità dei nostri
tempi la ferissero: "La politica era uno scontro duro di idee e
di ambizioni. Di nobili ambizioni. Quelle donne e quegli uomini
avevano anteposto le loro idee a qualsiasi altra cosa, pronti a
pagarne il prezzo, che durante il fascismo significava carcere o
confino", scrive, "Mi capita spesso ora di paragonare
quell'epoca alla politica odierna: mi sembra di essere
precipitata dalla polis di Atene al 'bar dello sport' di un
quartiere degradato".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA