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Il Jesus di Staino con l’introduzione di Morgan

Il Jesus di Staino con l’introduzione di Morgan

ROMA, 18 novembre 2019, 10:12

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Per gentile concessione della casa editrice Giunti pubblichiamo l’introduzione di Morgan al nuovo libro di Sergio Staino ‘Hello, Jesus’(pp 144, euro 18). Ecco l’introduzione: “La Santa Romana Chiesa non ha certo contribuito alla causa del rock and roll, eppure Gesù Cristo è il modello di quasi tutti i nostri beniamini. Ovvio, i Romani hanno commesso il delitto di torturare un idolo delle folle, un giovane colto e lucido, intelligente, che era decisamente capace di attirare attenzione e consensi senza l’uso della forza o delle armi ma con le parole e la gentilezza. Questo ha determinato la sua fine. I potenti dell’epoca hanno sentito minacciata quella autorità da loro ottenuta al costo di tante guerre e massacri. Probabilmente solo il costantiniano “in hoc signo vinces” determinò il passaggio di quel simbolo dalle mani degli umili a quelle dei potenti. Ma anche i seguaci più vicini a lui in status e sentimento, nella loro lunga sofferenza per le tante persecuzioni, hanno scelto di enfatizzare nel ricordo l’immagine di questo momento di suprema ingiustizia.
    Fortunatamente a fianco di quest’uso multiforme della croce, da simbolo di guerra a simbolo di pace e solidarietà, ha continuato a vivere una iconografia più umana e quotidiana di un Cristo legato al popolo o ai bambini e financo in veste di pastore di tante umili pecorelle. Credo sia questo sentimento che evocano queste immagini di vita comune che spinge molti di noi a distogliere lo sguardo da quella con- dizione disumana preferendo un Gesù vivo e nel pieno delle sue virtù. Sergio Staino sicuramente è uno di questi e il suo è il Gesù che si trova bene in mezzo alla gente, a quella più umile e semplice.
    Anch’io la penso così. Anch’io ho sentito sempre Cristo, sia come figura storica che come figura mistica che si incorpora.
    Uomo prezioso che faceva innamorare tutti. A me sarebbe piaciuto tanto conoscere quel Gesù, chissà che buon profumo emanava dalla bocca. E vedere come faceva i miracoli. Credo fossero qualcosa di molto simile a quello che ho letto e visto questa notte nelle pagine di Staino, ridendo parecchio della reazione degli astanti, le loro facce stranite e i punti di domanda nella zucca. Il miracolo non ha nulla a che fare con le stregonerie ma è il coraggio dell’intelligenza e dell’ingenuità, è un gioco da ragazzi, a patto che dentro si sia capaci di essere ragazzi e di giocare. Il miracolo, a quei tempi sanguinolenti e involuti, era qualcuno che limpidamente diceva: «Guarda che secondo me tu cammini benissimo, le tue gambe non hanno problemi, prova ad alzarti». «Ma come faccio? È da quando sono nato che tutti, a partire dai miei genitori e chiunque altro mi veda mi dice che io non cammino.» «Secondo me non è così. Proviamo a togliere quelle assurde fascia- ture che si ostinano a metterti, forse ti sentirai più libero.» Miracolo! Miracolo! Cammina! Esattamente come qui Jesus accorre per liberare dal maligno la bambina, e l’esorcismo si compie nello spegnere la tivù. In effetti era il vero gesto necessario, che nessuno era riuscito a concepire, neanche si erano accorti del televisore perché assuefatti.
    Jesus di Staino è il Personal Jesus di Johnny Cash, che è quello dei Depeche Mode, è il Cristo di Piero Ciampi, di Martin Scorsese, e, se vogliamo andare più sul recente, dell’ultimo album di Vinicio Capossela. Non è quello del vangelo apocrifo, e nemmeno quello della remissione dei peccati, è il Gesù che finalmente vive, è vicino, è dentro di me, perché siamo riusciti in tempo a tirarlo giù da quella tristissima croce e sul muro ci abbiamo messo l’articolo di giornale con le facce di tutti i delinquenti che lo hanno punito ingiustamente, tutti fotografati dietro le sbarre, e questo per ricordarci tutti i giorni che chi commette un delitto così grave se ne va in galera nei secoli dei secoli. E ora, sdrammatizziamo un po’.
   
   

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