(dell'inviata Mauretta Capuano)
Una struggente storia d'amore che
diventa metafora del destino dell'Europa che vive nella memoria
di se stessa, di un passato glorioso che viene sfruttato
economicamente con il turismo di massa. Ilja Leonard Pfeijffer,
tra le voci più interessanti della letteratura olandese
contemporanea, finalista al Premio Strega Europeo 2019 con 'La
Superba', ci mette davanti a noi stessi, alla nostra identità
europea nel suo nuovo romanzo 'Grand Hotel Europa' pubblicato da
Nutrimenti, nella traduzione di Claudia Cozzi, con cui è al
Festivaletteratura di Mantova in uno dei preziosi incontri in
presenza di questa edizione ridisegnata per la pandemia.
"Basare la propria economia sul turismo di massa è miope ed è
importante capire che non è un fenomeno innocuo. Non è vero che
porta una grande prospettiva economica alla propria nazione,
trasforma piuttosto la popolazione in una classe servile,
esiliata nelle periferie. Sono pochissimi gli italiani che
possono permettersi di vivere in centro storico a Firenze o a
Roma. I prezzi degli immobili vanno alle stelle. Il passato
sembra fornirci una soluzione per le difficoltà economiche, ma
in realtà non è così" dice all'ANSA Pfeijffer che da dodici anni
vive a Genova, parla un italiano perfetto, ha i capelli
lunghissimi, tanti anelli alle mani, ma indossa completo e
cravatta che lo fa sembrare un hippy in doppiopetto.
"Sono sorpreso che in Italia manchi un dibattito pubblico sul
turismo, anche perché i cambiamenti che causa sono
irreversibili. Venezia non è più una città, non ci abita più
nessuno. E come fai a invertire e ripensare tutto questo? E' una
situazione definitiva" spiega lo scrittore. E incalza: "Se
lasciamo tutto al libero mercato è sicuro che l'Italia si
trasformerà in un parco giochi nel giardino del mondo".
E proprio Venezia è nel romanzo la città dove lo scrittore
olandese protagonista della storia si trasferisce con Clio e che
lascia quando il loro rapporto finisce per andare al Grand Hotel
Europa, sospeso in un luogo indefinito nel tempo. "Venezia è
l'esempio più estremo di città arresa al turismo. Ci sono
situazioni paragonabili a Barcellona, Praga, Amsterdam. La
domanda che vuole porre il romanzo è: ma se Venezia diventasse
un simbolo per tutta l'Europa? I nostri politici pensano al
turismo troppo facilmente come soluzione a tutti i nostri
problemi" racconta lo scrittore che è anche poeta e drammaturgo
e ha pubblicato oltre 40 libri.
'Grand Hotel Europa' è nato proprio da una domanda che
Pfeijffer si è fatto dodici anni fa, quando si è trasferito in
Italia: "Cosa vuol dire sentirsi europeo? L'onnipresenza
tangibile del passato è la nostra ricchezza, ma porta con sé un
sentimento di decadenza. Faccio anche riferimento alla Montagna
incantata di Thomas Mann che è un libro sulla fine della cultura
europea più di cento anni fa. E il fatto che sia possibile
scrivere un romanzo sul destino dell'Europa ogni 100 anni è un
po' paradossale" sottolinea.
Nelle 600 pagine del libro lo scrittore olandese arriva al
Grand Hotel Europa, che qualche indizio colloca lontano dal
mare, vicino a un bosco, e conosce personaggi indimenticabili
che sembrano arrivare da un'epoca passata, tranne Abdul, il
giovane facchino immigrato in Europa dal deserto che invece il
passato se lo vuole lasciare alle spalle. "L'hotel è un luogo
simbolico" dice lo scrittore che nel romanzo mostra anche i due
innamorati intrappolati piacevolmente in un gioco alla ricerca
di un quadro di Caravaggio, la Maddalena, e c'è un personaggio
che assomiglia molto all'autore del libro e si chiama come lui,
Pfeijffer. "Lo ho fatto per fingere che sia un libro
autobiografico" dice sorridendo.
Il coronavirus ha sperato "fosse utile per capire dove stiamo
andando, ma le persone non vedono l'ora di riportare tutto come
prima. Quello che abbiamo capito è che dobbiamo stare insieme.
Che l'Europa deve stare unita perché da soli non ce la faremo",
aggiunge.
Libro più venduto in Olanda nel 2019, 'Grand Hotel Europa',
di cui sono stati venduti i diritti di traduzione in 15 paesi,
potrebbe arrivare sul piccolo e grande schermo. "C'è qualcosa in
ballo con una produzione olandese e per farne una serie Netflix,
ma nulla di certo. 'La Superba' invece sarà un film del regista
olandese Ben Verbong. Primo ciak nel 2021 con una coproduzione
tra Olanda e l'italiana Mir Cinematografica di Francesco Virga.
Nessun mio coinvolgimento, altrimenti non sarà un bel film"
annuncia Pfeijffer.
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