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Ginette Kolinka, "Racconto Birkenau, superiamo l'odio"

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Ginette Kolinka, "Racconto Birkenau, superiamo l'odio"

95 anni, sopravvissuta a lager, i ricordi in un libro

ROMA, 09 gennaio 2020, 16:36

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Deportata a Birkenau quando aveva 19 anni, fra gli ultimi sopravvissuti ai campi di concentramento dove è stata da aprile del 1944 a giugno 1945, Ginette Kolinka, matricola 78599 come mostra sul braccio tatuato, dice a 95 anni che "l'odio è all'origine di tutti gli orrori".
    "Hitler odiava gli ebrei e voleva sterminare tutti quelli che c'erano in Europa. Questo odio è all'origine di tutto e ai ragazzi che incontro nelle scuole chiedo di rendersene conto. Di capire che quando dicono - come si fa spesso, con leggerezza, quando si è molto giovani - 'a me stanno sulle scatole gli ebrei o i neri, oppure i musulmani' si ha già un piede dentro Auschwitz", spiega all'ANSA la Kolinka in questi giorni in Italia dalla Francia dove vive con 'Ritorno a Birkenau' scritto con la giornalista Marion Ruggieri.
    Nel libro, pubblicato da Ponte alle Grazie, Ginette, che è una donna luminosa, sorridente e di grande energia, si racconta, dopo 50 anni di silenzio su quello che ha vissuto. A farle riaprire quello che considerava un libro chiuso è stato Steven Spielberg che, dopo il film Schindler's List, ha creato una fondazione e mandato dei giovani cineasti in giro per il mondo a raccogliere la testimonianza dei deportati. "Quando mi hanno contattata ho rifiutato il colloquio perchè per me la deportazione era una pagina chiusa. Non ricordavo e non avevo voglia di ricordare. Ma hanno talmente insistito che a un certo punto mi hanno convinta. I colloqui mi hanno fatto scoprire un sacco di cose. Ma quando parlo ai giovani cerco anche di divertirli" racconta Ginette.
    "Certo, nessuno è perfetto, gli esseri umani non sono fatti soltanto di bontà, ma spero che le manifestazioni di odio siano sempre meno. Che si riescano a tenere sotto controllo in modo da non creare una seconda Auschwitz. Per il momento non vedo questo rischio, però i pregiudizi sono duri a morire. Ebrei e musulmani dovrebbero darsi la mano. Ciascun popolo è stato vittima di altri. Faremmo bene a non detestarci più" è l'invito della Kolinka.
   

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