di Nicoletta Tamberlich
IL CIARLATANO DI ISAAC BASHEVIS
SINGER (ADELPHI, PP. 268, euro 20).
Appena arrivati a New York, nei primi anni della guerra, gli
ebrei polacchi dicono tutti la stessa cosa: «L'America non fa
per me». Ma poi, un po' alla volta, molti ricominciano a
«sguazzare negli affari» come pesci nell'acqua. Altri invece, e
più di chiunque il protagonista di questo romanzo Il Ciarlatano
di Isaac Bashevis Singer - a cura da Elisabetta Zevi (traduzione
di Elena Loewentha), girano a vuoto, si barcamenano, vivono alle
spalle degli amici ricchi, o delle donne, tante, troppe, che
riescono a sedurre. Ci sono due amici che non potrebbero essere
più diversi: tarchiato, pragmatico, dotato di un prodigioso
fiuto per gli affari, l'uno; affilato e erudito, svagato e
inconcludente, l'altro il nostro protagonista. Hertz è
coltissimo: ha frequentato diverse università senza mai
conseguire una laurea, lavora da decenni a un libro, ha vissuto
alle spalle di chiunque senza mai guadagnare un centesimo, ha
abitato in ogni città senza mai conoscerne nessuna a fondo,
scrive in tutte le lingue senza parlarne alcuna - a parte lo
yiddish -, ha avuto quattro mogli e innumerevoli donne senza che
neppure una gli sia rimasta attaccata. Perennemente senza un
soldo e alla ricerca di qualcuno che gli risolva i problemi, ha
uno straordinario talento per cacciarsi nei guai. Tanto
seduttivo e bugiardo è Hertz, quanto tachless e generoso è
Morris sempre pronto a venirgli in aiuto, compreso aiutarlo ad
arrivare in America. «Stammi a sentire,» disse ora al suo amico
Hertz Minsker «lascia perdere le tue assurdità. Datti agli
affari, come tutti gli altri ebrei. Si tratta solo di fare il
primo passo, credimi. Non è con Freud che ti guadagnerai da
vivere». «Se non la smetti di blaterare di psicoanalisi non ti
parlo più!». «Bene, bene, non mi immischio nella tua scienza,
ammetto che non ne so niente. Ma sono un uomo pratico. In
America bisogna cambiare. Qui, anche un rabbino deve diventare
un businessman…."."Persino il Messia, se arrivasse a New York,
dovrebbe mettere un annuncio sul giornale... ». Morris disse ora
a Hertz: "Se proprio non vuoi metterti in affari, apri uno
studio. A New York i matti non mancano». «Ci vuole
un'abilitazione". "Ma tu hai studiato, sei discepolo di Freud".
"Non posso iniziare una carriera Singer nel mezzo di una
catastrofe mondiale. Questo Hitler non scherza. È l'arcidiavolo
in persona, venuto a spegnere l'ultima scintilla di luce: lui da
una parte e Stalin, sia cancellato il suo nome, dall'altra". Il
tallone di Anchille è lui il 'ciarlatano' del libro, sono le
donne, di queste ultime Hertz Minsker non può fare a meno: sono
«il suo oppio, le sue carte, il suo whisky»; le loro gambe, le
loro ginocchia contengono «una sorta di promessa», e lui ha
bisogno ogni giorno di nuove avventure amorose, di «nuovi
giochi, nuovi drammi, nuove tragedie o commedie». Minsker, che
pure è un erudito e ha familiarità con il Talmud e può «recitare
poesie in greco antico e in latino», ha avuto una corrispondenza
con Freud, sembra capace solo di finire nei guai, anche se aveva
conosciuto Alfred Adler, Martin Buber e altre personalità note
in tutto il mondo. I suoi articoli erano apparsi in antologie
ebraiche e in pubblicazioni tedesche e francesi. Ma la sua è una
natura indolente. In genere, però, le catastrofi che provoca, a
sé stesso e a chi gli sta intorno, si risolvono in una
strepitosa commedia - una commedia alla Lubitsch, con mariti
traditi, amanti imbufalite, sedute spiritiche fasulle, crisi di
nervi, mercanti di quadri falsi, audaci e fumose teorie
edonistico-cabbalistiche. Anche qui, come sempre in Singer, il
comico e il grottesco si intrecciano mirabilmente con un pathos
lacerante.
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