Fine di un'epoca: la tetralogia di Carlos Ruiz Zafón appena terminata sarà l'ultima opera dell'autore spagnolo di best seller ad occuparsi di Barcellona e del fantastico mondo dei libri. Parola dello scrittore. L'annuncio oggi nell'ambito dell'evento inaugurale del festival Pordenonelegge che ha tenuto a battesimo come ospite d'onore. "Non scriverò mai più di Barcellona, né di libri. Dopo aver trascorso 16 anni immerso in questo mondo gotico e labirintico, mi sento pronto per qualcosa di nuovo", ha fatto sapere al proprio pubblico. E le idee non mancano. "Sono svariate, ma i progetti sono in fasi piuttosto embrionali. Già all'inizio dell'epopea appena conclusa avevo un concetto piuttosto ben definito di come avrei sviluppato la trama, di cosa mi aspettassi dall'universo che stavo creando. Scrivere, però, è come andare in guerra. Una strategia è fondamentale per non venir sconfitti in partenza, ma le cose non andranno mai come ci si aspetta: le pieghe prese dalla storia nella mia testa sono imprevedibili quanto un nemico in battaglia. Ecco perché, come un condottiero, lo scrittore deve essere flessibile, pronto a cambiare in corsa". "In una storia stratificata e complessa come questa - ha spiegato riferendosi all'impegno appena concluso - ogni singolo dettaglio è così profondamente connesso agli altri che qualsiasi minuscola modifica dà origine a un effetto domino che finisce per modificare ed influenzare diversi altri aspetti". Zafón si è anche soffermato sui timori che lo accompagnavano rispetto all'architrave che caratterizza la sua enorme opera letteraria suddivisa in quattro capitoli. "All'inizio del mio lavoro, mi chiedevo se sarei stato in grado di portare avanti tutto questo senza che crollasse sotto il proprio stesso peso. Ora che mi sono lasciato alle spalle quest'avventura spero di tornare a scrivere già verso la fine di quest'anno: tra le tante idee, una mi stuzzica particolarmente, e potrebbe infine essere la vincitrice". Lo scrittore catalano - che abita da 25 anni a Los Angeles - ha ricordato il ruolo chiave della letteratura anche nella società moderna: "Nulla può raccontare una storia con la ricchezza e la profondità di un libro", ha aggiunto Zafón presentando "Il labirinto degli spiriti", capitolo conclusivo della propria tetralogia. "Può darsi che a parlare sia l'inguaribile romantico che è in me - ha proseguito - ma trovo che nulla sia comparabile a ciò che, se ben scritto, un romanzo può comunicare. Ecco perché, nel corso degli anni e delle storie che si sono avvicendate nel mio mondo letterario, ho tentato di coinvolgere i generi più disparati. Con il mondo sempre più popolato da media che vanno oltre il libro, pur avendo in esso la propria origine, ho voluto che la carta stampata si riappropriasse di ogni stimolo sensoriale, cercando di creare un'esperienza a 360 gradi. Tutto ha avuto inizio con un'immagine, quasi una fotografia mentale: una biblioteca per i libri che rischiano di andare perduti, libri salvati da chi crede nel loro valore. Simbolo che è anche metafora della memoria e del ricordo, alla base della nostra identità. Da quest'idea si è dunque sviluppato un vero e proprio labirinto, una matassa intricata in cui ho tentato di combinare e racchiudere tutti i generi possibili: una storia che altro non è, in realtà, che un tributo alla letteratura". Da domani, però, i libri e Barcellona non faranno più parte del mondo descritto dallo scrittore spagnolo più letto nel mondo dopo Cervantes.
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