Tra thriller e dramma LA DOPPIA VITA DI MADELEINE COLLINS non annoia mai.
Anzi, man a mano che si guarda questo film sempre più si cerca di decrittarne la storia che resta, fino alla fine, confusa.
Insomma quest'opera diretta da Antoine Barraud e in sala con Movie Inspired, non ti molla e sarebbe del tutto sbagliato aspettarsi la solita storia di chi vive due vite affettive in parallelo. Diversa è infatti l'esistenza della protagonista di questo film, Judith (Virginie Efira), imprenditrice che conduce una doppia vita molto complicata.
È vero, in Svizzera vive con Abdel (Quim Gutiérrez), giovane trasportatore di origine magrebina e la figlia Ninon mentre in Francia ha una famiglia apparentemente più strutturata e borghese: è la moglie di Melvil (Bruno Salomone), noto direttore d'orchestra, con cui ha avuto due figli.
Fin qui tutto bene, ma entrambe le situazioni non sono affatto chiare, alcuni particolari non corrispondono, non si capisce, ad esempio, perché ognuna di queste realtà sappia dell'altra come se fosse una cosa normale.
Questo precario equilibrio che la bella Judith mantiene in piedi, è possibile solo grazie alle molte bugie e ai segreti che la donna riesce a portare avanti. Ma, va detto, che questa doppia vita di Judith ha comunque una bellezza, un equilibrio utopico difficile da spezzare. Come non ammirare queste due vite che si compensano alla perfezione? Da un lato infatti la donna è madre di una bambina da accudire e coccolare ed ha accanto un uomo giovane e bello anche se poco affermato socialmente, mentre dall'altro, è la moglie di un uomo ricco e in carriera con due figli adolescenti.
La donna sembra sentirsi insomma del tutto soddisfatta di questa sua doppia identità: ciò che manca da una parte, c'è dall'altra.
"La prima immagine che mi è venuta in mente pensando a questo film è quella di una donna su un treno che si muove da un posto all'altro. Poi ho immaginato la stessa donna in famiglie diverse. Da lì è nato tutto - dice il regista -. Questo film comunque ribalta certi schemi. In genere è l'uomo ad avere una doppia vita mentre in questo caso è una donna, una cosa rara da vedere al cinema".
E ancora Antoine Barraud, attore, regista, produttore, sceneggiatore classe 1972: "La sceneggiatura è stata poi un lavoro molto lento perché doveva essere meccanica, precisa. È un film che funziona al contrario: cominci dalla Z per finire alla A. E non puoi sbagliare nulla.
Certo all'inizio ero molto influenzato da KRAMER CONTRO KRAMER e tra le influenze c'è certamente quella di VERTIGO :anche lì c'è una donna che mente, ma in quel caso è una vittima. E io non volevo che il mio personaggio fosse una vittima, ma una donna che fa quello che vuole".
Infine, dice il regista: " LA DOPPIA VITA inizia come un dramma familiare, ma poi quando si mente diventa tutto spaventoso perché devi essere pronto a reagire all'imprevisto. Incontri una persona che sa parte di una delle tue vite e tu devi reagire immediatamente, non puoi mai sbagliare".
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