Un'ampia selezione di dipinti di grandi dimensioni e di recente produzione compone la mostra 'Pandemonio' dell'artista modenese Sergio Padovani, allestita nella chiesa e nella sala delle monache del complesso di San Paolo a Modena dal 16 marzo al 5 maggio.
L'esposizione -
organizzata dalla Fondazione The Bank, con il patrocinio del
Comune di Modena, e curata da Cesare Biasini Selvaggi con
Francesca Baboni e Stefano Taddei - presenta una pittura
figurativa visionaria che si fonda su composizioni fantastiche
quanto allucinate, scene inquietanti, paesaggi incendiati da
venature crudeli e qualche pennellata di mélo, tra onirico e
mostruoso, delizia e oscenità.
"Continua l'impegno nel valorizzare un luogo d'arte,
riconsegnato alcuni anni fa alla città: il Complesso di San
Paolo è ormai un punto fermo nella mappa culturale di Modena",
dice l'assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi.
"È un grande
onore ospitare la mostra e i lavori di Sergio Padovani, che
torna nella sua città natale, e farlo in collaborazione con
importanti istituzioni culturali del nostro paese, in una logica
virtuosa che valorizza artisti del territorio". L'esposizione,
inaugurata a Roma nelle sale dei Musei di San Salvatore in
Lauro, ha visto un forte afflusso di pubblico e contestualmente
alla mostra diverse opere di Padovani sono entrate in importanti
raccolte d'arte della capitale. Dal 25 aprile l'artista sarà
protagonista di una personale alla Galerie Schwab Beaubourg di
Parigi.
"Il sostantivo Pandemonio - racconta Sergio Padovani - si è
radicato in me non dal Milton di Paradiso perduto, ma da La
franca sostanza del degrado del poeta mantovano Ivano Ferrari.
La parola 'pandemonio' è saltata fuori come minimo comun
denominatore di un universo di immagini narrate, a volte anche
crude e difficili da sopportare, che però testimoniavano il
momento reale, non solo sociale e politico, ma anche
estremamente mio. La mia confusione, il tormento di quei giorni
sfocati, la pittura che dirompeva nella mia vita".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA