Fino al 14 gennaio Villa Medici,
l'Accademia di Francia a Roma, ospita la mostra 'Storie di
pietra', che raccoglie quasi 200 opere - dal più antico minerale
terrestre risalente a 4,4 miliardi di anni fa fino a
Sentimentite, l'ultima opera creata dall'artista contemporanea
Agnieszka Kurant - provenienti da oltre 70 istituzioni.
L'esposizione, a cura di Jean de Loisy e Sam Stourdzé, si snoda
in dieci sale espositive e prosegue nell'antica cisterna di
Villa Medici, negli appartamenti del cardinale Ferdinando de'
Medici e nell'atelier Balthus. Le pietre hanno sempre esercitato
un grande fascino, di cui ognuno di noi condivide l'esperienza;
poeti e artisti di tutte le epoche hanno testimoniato le
profonde influenze che queste presenze silenziose hanno avuto
sulle loro creazioni. Lo scrittore surrealista Roger Caillois,
la cui esposizione di esemplari minerali costituisce il prologo
della mostra di Villa Medici, descriveva così questo rapporto
insistente: "Più di una volta mi è capitato di pensare che fosse
opportuno guardare alle pietre come a una sorta di poesia".
Accompagnata dalla prosa dello scrittore, la mostra è il romanzo
di questa frequentazione continua, che rivela come questi
minerali occupino una posizione decisiva tra il capriccio della
natura e l'opera d'arte. Le suggestioni di queste pietre ci
permettono di misurare fino a che punto i nostri pensieri, i
nostri miti, le nostre proteste e, talvolta, anche le nostre
inquietudini abbiano beneficiato della loro vicinanza. Dialogano
nella mostra pietre ai margini dei sentieri, cristalli, pietre
votive, semplici rovine o armi dei deboli per difendersi dai
potenti, oggetti di studio scientifico o di contemplazione
romantica. E tra gli uomini, dalle società megalitiche ai grandi
nomi della modernità, troviamo Auguste Rodin, Giuseppe Penone,
Charlotte Perriand, Antonio Tempesta, Tatiana Trouvé e Cheval,
tutti ispirati dai loro misteri sedimentati.
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