Torna a Ravenna dal 14 ottobre al
14 gennaio la Biennale di Mosaico Contemporaneo, un appuntamento
unico nel suo genere che, per tre mesi, invita ad immergersi in
una tecnica dalla storia secolare che non smette di affascinare,
alla scoperta delle molteplici e diversificate forme che la
rendono viva e pulsante. Monumenti, musei, chiostri, gallerie,
laboratori di mosaico, spazi temporanei e simbolici diventano
luoghi d'eccezione e occasioni di incontro in cui arte antica e
contemporanea si rispecchiano l'una nell'altra, facendo
dell'autunno ravennate un appuntamento da non perdere.
Il ricco percorso espositivo parte dal Mar con
BurriRavennaOro, mostra dedicata ad Alberto Burri che ripercorre
la storia dell'intenso rapporto che l'artista, dalla fine degli
anni Ottanta, ha intrattenuto con Ravenna. Il museo ospita anche
la mostra 'La memoria fisica della materia', che attraverso una
selezione di artisti e artiste di generazioni diverse mette in
evidenza le pratiche sperimentali del mosaico di ambito
ravennate, dagli anni '70 ad oggi, mentre nello storico Palazzo
Rasponi dalle Teste la mostra 'Episodi di Mosaico Contemporaneo'
vede design e mosaico dialogare e interagire nella produzione di
nuovi e speciali oggetti destinati all'arredamento degli
interni.
La Sala Mosaico della Biblioteca Classense ospita il progetto
Palianytsia dell'artista ucraina Zhanna Kadyrova: presentato per
la prima volta in occasione della 59/a Biennale di Venezia nel
2022, nasce dall'esigenze di testimoniare le drammatiche
condizioni in cui l'artista e molti suoi connazionali stanno
vivendo, in Ucraina, in questo momento storico. La Biennale,
poi, offre anche la possibilità di spostarsi nel tempo: un
viaggio nella Ravenna del passato è offerto dal Museo Classis
con il racconto di una città attraverso i suoi snodi principali,
dalle origini etrusco-umbre all'antichità romana, dalle fasi
gota e bizantina all'alto medioevo; la Domus dei Tappeti di
Pietra presenta a sua volta quattro iniziative legate alle
molteplici suggestioni sensoriali e di significato che connotano
uno dei più importanti ritrovamenti archeologici pavimentali
della città.
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