Con una Lady Liberty molto
speciale che domina il porto di New York in dialogo con la
Statua della Libertà, Paola Pivi torna sulla High Line. "You
know who I am" è una replica in bronzo dell'originale di
Frédéric Auguste Bartholdi col volto coperto da una maschera
stilizzata che evoca l'emoji del volto di un bambino: il figlio
Norbu che l'artista e il marito adottarono a cinque anni tra
molte vicissitudini in una comunità di esuli tibetani in India.
"L'interpretazione 'pigra' dell'opera è che sia un 'object
trouvé' alla maniera dei dadaisti, come quando Marcel Duchamp
trovò un urinale e firmandolo lo trasformò in opera d'arte", ha
scritto il "New York Times" ricordando la passione per il
movimento Dada dell'artista italiana che da anni vive ad
Anchorage in Alaska. Per Cecilia Alemani, direttrice e curatrice
del programma artistico della High Line, oltre che della nuova
Biennale d'arte di Venezia, "l'immigrazione è un tema che tocca
molte vite: 'You know who I am" lo affronta in maniera
accessibile e perfino giocosa invitando a pensare agli individui
le cui esperienze collettive di sfide e di speranze compongono
la realtà dell'immigrazione in America".
La stessa Pivi spiega che la Statua della Libertà
"rappresenta la relazione tra le persone e lo stato di libertà
che ottengono - o non ottengono - dalla società", mentre la
replica sulla High Line "parla dell'identita' di una persona, in
questo caso Norbu, e della sua relazione con la società". Fu il
bambino a "scegliere" i genitori nel 2012 nel Villaggio dei
Bambini di Dharamshala, il quartier generale di una vasta
comunità di esuli dal Tibet, ma la battaglia per finalizzare
l'adozione durò quattro anni al termine dei quali Pivi e il
marito riuscirono a portare il piccolo apolide negli Usa grazie
a un percorso legale concluso con la concessione del passaporto
americano.
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