Sfrattato da Punta della Dogana a Venezia, il "Ragazzo con la Rana" dello scultore americano Charles Ray arriva al Metropolitan di New York per una rassegna dedicata all'opera di un artista considerato tra i grandi della scena contemporanea.
Alto due metri e mezzo, l'adolescente di acciaio bianco ispirato a Huckleberry Finn di Mark Twain e collocato nel 2009 davanti alla neo-inaugurata Fondazione Pinault, fu rimosso quattro anni dopo per le proteste dei veneziani che volevano il ritorno al suo posto di un originario lampione.
La mostra al Met, aperta dal 31 gennaio fino al 5 giugno, è
una di quattro che in questi giorni stanno mettendo al centro
Ray: quella aperta in dicembre al Glenstone di Washington
presenta cinque opere, tra cui le prime sculture
post-minimaliste e un autoritratto di cartapesta, mentre in
febbraio due rassegne apriranno a Parigi, al Centro Pompidou e
alla Bourse de Commerce che ospita la collezione di François
Pinault. C'è poi la Biennale del Whitney inaugurata il prossimo
aprile con un nuovo lavoro dello scultore. Sarà la sesta per Ray
dopo quelle del 2010, 1997, 1995, 1993 e 1989.
Quella del 1993 fu la più controversa, grazie anche a "Family
Romance", una famiglia iperrealista di genitori e figli (nudi,
di fibra di vetro e capelli), tutti della stessa altezza, e che
si tengono per mano come in una catena di bambole di carta. Come
Koons, Ray crea dagli anni Novanta sculture radicate nella
quotidianità della cultura americana con superfici levigatissime
che costano milioni, con la differenza che Ray ha incanalato la
sua lettura dell'America attraverso il canone della scultura
occidentale, dall'antica Grecia a Auguste Rodin fino a David
Smith e Anthony Caro. Ray ama il Met: ci passa almeno un'ora
tutte le volte che è a New York e la nuova mostra organizzata
con la sua collaborazione è un racconto in 19 opere tra cui
l'ultimissima, "Arcangelo", realizzata in cipresso giapponese e
ispirato a Gabriele che si posa sulla terra.
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