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12 mesi d'arte per Calendario delle donne di Vittorio Sgarbi

12 mesi d'arte per Calendario delle donne di Vittorio Sgarbi

Per l'occasione, critico apre porte della sua residenza romana

ROMA, 10 dicembre 2020, 10:48

Redazione ANSA

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La Bambina che legge di Ugo Celada da Virgilio a gennaio e la tenera maternità di Pietro Gaudenzi per febbraio. Il profilo austero della Milena di Giovanni Acci a settembre e la Santa Lucia di Jusepe De Ribera per dicembre.
    Dodici capolavori, pressoché sconosciuti al grande pubblico, tanti quanti sono i mesi dell'anno: è il Calendario artistico 2021 di Vittorio Sgarbi, anzi, come lo definisce lui, il "Calendario delle donne, insolito nel suo genere".
    Grande collezionista di opere d'arte, lo storico e critico d'arte ha letteralmente aperto le porte della sua casa romana, per mostrare dipinti inediti e di grande suggestione per i dodici mesi del progetto editoriale, nato da un'idea di Sabrina Colle e Nino Ippolito e realizzato con la collaborazione della casa editrice Il Cigno (da oggi in edicola, on line e su Amazon).
    "Io ho quel che ho amato", il titolo di questa prima edizione, parafrasando, spiega l'editore Lorenzo Zichichi, il poeta Gabriele d'Annunzio, "genio che ha percorso la vita culturale e politica italiana, e che scrisse 'Io ho quel che ho donato' all'ingresso del Vittoriale sul Lago di Garda. Sgarbi - prosegue - ha una straordinaria collezione di opere d'arte, esposte in più occasioni. I quadri che illuminano la sua casa sono naturalmente un numero limitato e fanno parte del suo quotidiano. Tra questi, numerosi sono ritratti di donna", firmati, tra gli altri, da Salvatore Gagliardo, Dino Martens, Luca Ferrari da Reggio, Gaetano Forte. "Ogni mese - aggiunge Sgarbi - è illustrato da un'immagine femminile che esprime il suo stato d'animo in una corrispondenza di amorosi sensi". Ma c'è anche un legame con l'attualità. "Il 2020 è un anno da dimenticare - prosegue - Il 2021 sarà, questo è l'auspicio, l'anno della rinascita. Voglio sia ricordato con un Calendario di donne, insolito (il primo, spero, di una lunga serie) che testimoni, attraverso il linguaggio universale dell'arte, il ritorno alla vita. Perché non c'è rinascita senza cultura".
   
   

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