Nel 2020 le donne occuperanno il Museum of Arts di Baltimora.
Famoso per i suoi Matisse, il prossimo anno il museo adiacente al campus di Johns Hopkins comprera' solo opere di artiste donne e organizzerà almeno venti mostre dedicate a artisti che si identificano con il pronome "she".
L'obiettivo e' di colmare un gap che vede nelle collezioni solo
il 4% dei pezzi firmati da donne e farlo in un anno importante:
nel 2020 si celebreranno i 100 anni dell'Equal Right Amendment
che permise alle donne americane di votare per la prima volta.
A dar vita al progetto "Vision 2020" del museo e' stato il
direttore Christopher Bedford, uno scozzese da tre anni al
timone: "Non ha paura di nulla, si muove alla velocità della
luce e dice quello che non osiamo dire", lo ha descritto Betsy
Bradley, la sua collega al Mississippi Museum of Arts.
L'anno scorso Bedford aveva creato polemiche vendendo opere di
maschi bianchi come Andy Warhol, Robert Rauschenberg e Franz
Kline per comprare opere di minoranze sottorappresentate. "Non
basta acquistare un dipinto di un'artista nera e appenderlo
accanto a un Mark Rothko," aveva detto all'epoca il direttore:
"Per correggere lo squilibrio serve un intervento radicale sul
Dna del museo".
Intanto una installazione di Mickalene Thomas, che ha aperto il
24 novembre, ha cambiato letteralmente la facciata del museo
trasformandola in un isolato delle tipiche case a schiera di
Baltimora. La lobby e' stata ridecorata per evocare un salotto
anni settanta, perfino i custodi si sono tolti la divisa per
indossare abiti d'epoca disegnati dalla Thomas e dallo stilista
José Durán.
Il museo di Baltimora non e' il solo che sta cercando di
riequilibrare gli allestimenti prendendo le distanze dal "canone
occidentale" della tradizione. A New York il nuovo corso
intrapreso dal MoMA dopo la ristrutturazione va nella stessa
direzione con un riposizionamento di artiste fino a poco tempo
fa trascurate come Joan Mitchell o Helen Frankenthaler, ma
almeno 60 altri musei negli Usa si sono impegnati nel 2020 a
dedicare mostre a artiste donne, anche se non nel modo cosi'
radicale del progetto di Bedford.
Intanto perfino al Met i segni del nuovo corso sono chiaramente
visibili: oltre la facciata del museo piu enciclopedico degli
Usa, occupata da settembre dalle cariatidi dell'artista
americana ma nata in Kenya Wangechi Mutu, dal 19 dicembre
nell'atrio del museo sulla Quinta Strada saranno appesi due
dipinti monumentali dell'artista nativo-americano Kent Monkman,
uno dei quali rivisita l'iconico olio del 1851 "Washington
Crossing the Delaware" mettendo al centro popoli indigeni tra
cui "Miss Chief Eagle Testickle", l'alter ego dall'identita' di
genere fluida dell' artista.
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