Fiero e sprezzante di ogni pericolo, con lo sguardo di chi è pronto a tutto pur di liberare il popolo dalla tirannia, il Bruto di Michelangelo emerge dalla cassa che l'ha protetto durante il trasporto che dal Museo Bargello di Firenze l'ha portato ai Capitolini, dove dal 27 maggio al 14 settembre si svolgerà la grande mostra organizzata per celebrare a Roma i 450 anni dalla morte del genio rinascimentale. L'ANSA ve ne propone le immagini in esclusiva, realizzate da Maurizio Brambatti.
Ogni precauzione possibile è stata presa per garantire il massimo della sicurezza al marmo scolpito intorno al 1537 dal Buonarroti quale simbolo di lotta contro l'oppressione del potere, quando, ormai definitivamente esule da Firenze e riparato nella città eterna, viene accolto nella comunità dei suoi concittadini, fuoriusciti come lui per aver avversato il dominio dei Medici.
Nella rassegna 'Michelangelo 1564-2014. Incontrare un artista universale' (prodotta e organizzata da Metamorfosi e Zetema e curata da Cristina Acidini in collaborazione con Elena Capretti e Sergio Risaliti), il capolavoro è allestito a fianco del Bruto bronzeo dei Capitolini e del Caracalla dei Vaticani, al quale forse si ispirò. ''Abbiamo ideato una cassa apposita, perché il busto ha un punto di debolezza'', spiega Massimiliano Montenovi, la cui ditta ha eseguito la movimentazione di molte delle 150 opere (di cui 70 di Michelangelo) presenti in mostra. La parte inferiore destra, prosegue Montenovi, è stata infatti ricostruita nel '700 e per evitare danneggiamenti, dopo un sopralluogo al Bargello, è stato approntato un imballaggio capace di evitare anche la più piccola oscillazione. Una struttura doppia, in cui la cassa interna diventa un tutt'uno con l'opera, posizionata poi sul piedistallo espositivo con delicatezza, attraverso un sistema di dime in legno. Rigorosamente ''manuale e artigianale'' con leve e scivolamento (anche se ''la tecnologia comunque aiuta''), come 500 anni fa si ''costruivano cupole e volte''.
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