"La vera minaccia per la discografia non sono le regole, ma chi le usa per difendere interessi di parte. Le dichiarazioni di Enzo Mazza, Ceo di Fimi, sul recente bando pubblicato dal Comune di Sanremo confermano una narrazione rovesciata e conveniente dopo anni di silenzio di fronte a chi danneggia davvero l'industria musicale. A questo punto direi che Mazza è più Ceo di se stesso che dei discografici. Perché se c'è un pericolo reale per la discografia, non sono certo le regole, ma il silenzio consapevole degli ultimi anni di chi dice di rappresentare tutto e tutti". Così Sergio Cerruti, Past President dell'Afi, l'Associazione fonografici italiani, e amministratore di Je Just Entertainment, la società che ha promosso il ricorso alla base della sentenza del Tar Liguria sul festival, commenta le dichiarazioni di Mazza che ha criticato il bando del Comune per aver "dimenticato la discografia". Quanto al bando, "dopo anni si ripropone lo stesso copione: un Comune che si avventura, senza competenze specifiche né confronto con le parti sociali, nella regolazione di un settore complesso come quello musicale. Il risultato? Conflitti annunciati, ricorsi persi, sentenze sfavorevoli", continua Cerruti. "Le cause le perde il Comune, le parcelle le pagano i cittadini. Ma prima o poi il conto politico toccherà a chi quelle scelte le ha firmate e decise in Comune, in Regione e al governo". Sul fronte Rai, "se davvero, come sostengono, solo Rai è in grado di organizzare il Festival, non si capisce quale sia la paura di partecipare alla gara. Se invece Sanremo dovesse sfuggire di mano alla Rai - conclude - non sarà certo colpa di chi ha chiesto trasparenza, ma di chi ha pensato di poter agire al di sopra delle regole. Chi ha la responsabilità del servizio pubblico - e dunque anche il governo - non può continuare a ignorare la questione, soprattutto dopo aver sventolato le nuove nomine di Viale Mazzini come simbolo di un cambiamento che non si è mai realizzato".
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